don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo di oggi 29 Luglio 2019

IO SONO al risurrezione e la vita”

Santa Marta

La morte inaspettata di Lazzaro ha turbato gravemente la vita nella casa di Betania abitata dagli amici che avevano ospitato tante volte Gesù, il quale pur avendo saputo dalla malattia di Lazzaro non si era affrettato per andare a trovarlo per salvarlo, ma aveva atteso che morisse. Gesù stesso aveva dato la notizia agli apostoli dicendo: “Lazzaro si è addormentato e io vado a svegliarlo”.

I discepoli di Gesù lo sconsigliavano di andare a Betania, che dista tre chilometri da Gerusalemme, per timore dei giudei che avevano già tentato di ucciderlo. Ma Gesù si ferma non perché abbia paura delle minacce, ma perché sta per compiere l’ultimo segno: la risurrezione di Lazzaro. La sua malattia lo avrebbe portato alla morte biologica ma quella sarebbe stata non la fine della vita, ma l’inizio di una vita nuova.

Il dialogo tra Gesù e Marta aiuta a comprendere cosa sia un cammino di fede che passa dal sapere al vivere. In un primo momento Marta afferma la certezza della efficacia dell’azione e della parola di Gesù il quale è riconosciuto come un profeta potente in opere e parole. In quanto tale Marta è convinta che la presenza di Gesù avrebbe evitato che la malattia portasse alla morte del fratello, ma anche nell’ora dell’incontro, quando sembra che ogni speranza di guarigione sia perduta, ella crede nella potenza della sua preghiera.

Così i profeti, come Elia o Eliseo, pregando hanno riportato in vita alcune persone. Gesù parla della risurrezione, ma Marta pensa al giorno finale nel quale Dio giudicherà il mondo per dare la pena o la ricompensa eterna. In realtà la risurrezione non è un evento storico, ma un’esperienza quotidiana di risveglio e di rinascita. La risurrezione è risveglio perché Gesù ci apre gli occhi affinché possiamo vedere la luce di Dio, quella attraverso la quale conosciamo quanto Dio ci ami anche quando lo sentiamo distante; la risurrezione è perciò anche rinascita, cioè è venire nuovamente alla luce, diventare una nuova creatura capace di amare così come Dio ci ama.

Credere non è solo sapere che l’approdo della vita è la Vita eterna e che Gesù è il Cristo e il Figlio di Dio, ma soprattutto rispondere alla chiamata di Gesù, che, chiamandoci per nome, ci tira fuori dal sepolcro della nostra speranza sepolta da tante delusioni, della nostra fede indebolita da tanti ragionamenti inutili, della carità ridotta a monotono senso del dovere. Credere in Gesù significa attraversare con Lui la morte.

Essa è da intendere come distacco dal proprio mondo, quello costruito su misura delle nostre attese; la morte è estraniamento, come nel sonno, dalle logiche del mondo, per lasciarsi illuminare dalla luce vera, quella che orienta il cuore verso scelte non d’interesse egoistico ma che costruiscono relazioni umane forti e sane. La trama delle relazioni purificate dalla fede non sono più bende che avvolgono un cadavere, ma una veste nuova e splendente che è appunto la vita eterna.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!

Commento a cura di don Pasquale Giordano

FonteMater Ecclesiae Bernalda
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