don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 26 Agosto 2020

Il peccato illude la fede illumina

Mercoledì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Il rimprovero che Gesù muove contro gli scribi e i farisei ipocriti è motivo per noi di verifica e di un serio esame di coscienza. I sepolcri imbiancati, per quanto possano apparire puliti esternamente, rimangono sempre contenitori di morte. Così è colui che nasconde dentro il suo cuore pensieri negativi. La gente, che guarda dall’esterno, giudica secondo i suoi criteri, mentre Dio conosce i segreti del cuore. È pura illusione pensare che Dio si fermi alla esteriorità. Più volte i profeti hanno denunciato la contraddizione tra le presunte opere giuste, prescritte dalla legge, e i pensieri del proprio cuore non conformi a quelli di Dio. 

Lottare contro l’ipocrisia significa scardinare le pesanti porte che impediscono alla parola di Dio di giungere in profondità per sanare ciò che ci fa male e che tendenzialmente siamo portati a nascondere.

L’ipocrisia, radicata nel cuore dell’uomo, giunge fino al punto di credersi capaci di illudere. Infondo anche noi potremmo accontentarci di essere illusi pur di mantenere il “buon nome”. Spesso facciamo finta di non vedere la verità più profonda delle cose, delle situazioni e delle persone fermandoci alle apparenze per non coinvolgerci profondamente nella realtà che viviamo o per non ammettere il nostro fallimento educativo. 

L’ipocrisia non assume solo la forma dello scrupolo, come abbiamo visto ieri, ma anche quello della superficialità. In questo senso l’ipocrisia diventa l’ostacolo ad andare più in profondità nel nostro cuore per purificarlo e convertirlo. Alla persona superficiale si addice il proverbio: «Il lupo perde il pelo ma non il vizio». Il cambiamento non è qualcosa che si subisce, ma è una scelta di vita da gestire. Chi si accontenta di vivere di illusioni e superficialmente ha paura del cambiamento. Questa paura è la morte che porta sempre con sé. Chi invece si lascia plasmare docilmente dalla Parola di Dio vive il cambiamento come un’occasione di rinascita e interpreta la sua vita come un cammino di speranza e di continua conversione.

Il mondo cambia più velocemente del ritmo di crescita della nostra interiorità. Adattarsi non significa conformarsi alle varie logiche che mutano come il vento, altrimenti saremmo come banderuole che cambiano direzione secondo la corrente. L’adattamento è la capacità di cambiare il cuore conformando la propria volontà a quella di Dio. Questa trasformazione interiore, opera della grazia e della nostra fede, ci rende più credibili e affidabili perché più simili a Dio. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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