don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 24 Aprile 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

La sfida del cambiamento 

Nelle parole di Gesù, che invita a mangiarlo per avere la vita, c’è una pretesa e una provocazione. Ciò che scandalizza è l’una e l’altra cosa. La pretesa è quella di fidarsi di lui e la provocazione riguarda la necessità di andare oltre i «ragionamenti di pancia» e seguire la voce dello Spirito. La carne, ovvero il mondo, con le sue istanze e le soluzioni che propone, non serve a nulla. A poco serve riempire il ventre e poi avere ancora fame se non si sazia il cuore con i doni di Grazia che lo trasforma. La carne spinge a dire: «dammi», lo Spirito invece a chiedere: «dimmi». Gesù è venuto per rimpiazzare le paure che affollano il cuore con la gioia. Quella di Gesù è una provocazione perché letteralmente è una chiamata ad andare avanti, a crescere e progredire, in una parola, a cambiare. Il cambiamento atterrisce se visto con la paura, incuriosisce se affrontato con fiducia. La pretesa e la provocazione sfidano al cambiamento. Davanti a questa sfida avviene il giudizio e la selezione. Quando vince la paura e il dubbio, alimentati da un cuore che non riesce a liberarsi dai ragionamenti terreni, ci si allontana da Gesù e invece di avanzare, si regredisce. 

Nell’uomo c’è un legame forte tra la vita nella carne e quella nello Spirito. La fede si colloca sul livello spirituale. Ogni dimensione dell’uomo ha le sue esigenze. Non può essere veramente felice l’uomo che non si prende cura di ogni dimensione di sé stesso. La provocazione di Gesù mira a non fermarci alla cura della carne o della psiche, a non ricercare solamente la sazietà della pancia e il benessere psichico, ma ad andare più in profondità e progredire nella dimensione spirituale e nel rapporto con Dio. Il modello di uomo che Gesù ci presenta e ci propone ci appare troppo alto e irrealizzabile, così come sembra utopistico e duro da digerire l’idea di dover amare sempre, a prescindere e tutti, soprattutto i nemici. Come nella favola di Esopo anche noi potremmo fare come quella volpe che, non potendo raggiungere l’uva perché è troppo in alto giustifica la rinuncia a mangiarla perché è acerba. La vocazione di Dio ci appare impossibile se rimaniamo dell’idea che essa debba essere realizzata solamente con le nostre forze. È necessaria la fede quale cammino nel quale sperimentare che Dio stesso mi viene incontro, si piega ai miei piedi facendosi servo della mia vita e mi dona l’esempio ma anche la forza di realizzare la mia vocazione e amare così come sono amato. Sulla croce Gesù rivela la meta del nostro cammino e ci comunica anche il suo Spirito perché possa raggiungerla. 

Il Signore lascia liberi perché la gioia passi attraverso le scelte consapevoli attraverso le quali diamo una direzione alla nostra vita. La fede è la risposta libera di chi, andando al di là dei ragionamenti utilitaristici e materiali, riconosce che solo seguendo Gesù può saziare la fame di Dio che è nel suo cuore.

Signore Gesù, tu mi provochi a fare scelte veramente libere e consapevoli, donami la tua parola perché, ascoltandola con umiltà, possa accogliere con essa il tuo Spirito di sapienza e intelligenza. Aiutami a non aver paura dei cambiamenti ma a desiderare di sempre rinascere dopo ogni morte, di sempre progredire dopo ogni tappa della vita, anche se dolorosa. Quando, confuso o disorientato, scandalizzato o deluso, nel cuore emerge la domanda: «dove sto andando?» la tua parola mi aiuti a cambiarla in un’altra: «verso chi sto andando?». Il tuo Spirito purifichi il mio cuore dai desideri egoistici che, allontanandomi da Te e dai fratelli, mi fanno perdere tra le scorciatoie delle illusioni e susciti in me la fiducia necessaria per perseverare nel servizio, rimanere nella compagnia con Te, custodire la comunione fraterna. Â