don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 22 Dicembre 2019

L’amen di Giuseppe e la nascita della prima Chiesa domestica

IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

Giuseppe ci guida all’imminente festa del Natale nella quale anche noi accoglieremo il bambino generato dallo Spirito Santo in Maria. La genealogia che precede il racconto dell’annunciazione a Giuseppe lo collega al re Davide, di cui è discendente, e addirittura fino ad Abramo. Giuseppe raccoglie l’eredità della promessa fatta al patriarca e al re, attraverso la lunga catena delle generazioni che attraversa tutta la storia d’Israele. Tuttavia, questa concatenazione sembra spezzarsi nel momento in cui Giuseppe si trova nella condizione di dover constatare amaramente che il bambino che la sua sposa porta in grembo non è stato generato da lui. Di tutti gli uomini presenti nella genealogia solo di Giuseppe non si dice che generò. 

Facile immaginare la rabbia per il fatto di essere stato privato del potere di generare, la tristezza nel sentirsi defraudato del primato sulla sua sposa e della paura mista a vergogna per i giudizi degli uomini. La gravidanza di Maria gli impone di reagire e di prendere una decisione. È combattuto su quale scelta orientarsi perché l’amore rispettoso per Maria mitiga l’istintività della rabbia che certamente lo avrebbe portato a usufruire della possibilità offertagli dalla legge di accusarla pubblicamente per difendere il suo onore. Giuseppe non è un freddo e cinico calcolatore ma è un uomo giusto che usa misericordia. Perciò, prendendo atto del matrimonio fallito, vorrebbe sciogliere il contratto sponsale senza clamore e senza creare polemiche scandalose. 

Giuseppe è molto diverso dal suo antenato, il re Acaz, il quale è pure in difficoltà perché teme di essere aggredito dalla congiura ordita dai due re vicini, quello del regno fratello d’Israele e quello di Damasco. Il re trema come una foglia e il suo cuore è scosso e agitato perché qualsiasi ragionamento che fa, basato su calcoli squisitamente umani e materialistici, lo portano a vedere scenari futuri di sconfitta e distruzione. Dio gli invia il profeta Isaia che lo invita a credere in Dio per avere pace e per vedere il realizzarsi della Sua volontà. Credere significa aggrapparsi alla solida roccia dell’amore di Dio nei momenti in cui perversa la tempesta. Solo in Dio possiamo trovare non le risposte a tutte le nostre domande, ma la forza di rispondere alla Sua domanda con la quale ci invita a collaborare nella sua opera per realizzare il suo sogno.

Il sogno è saper leggere il presente alla luce del futuro di Dio. I due discendenti del re Davide, Acaz e Giuseppe, sono in crisi perché ciò che vedono nel loro presente è letto come segno premonitore di un disastro oramai decretato. Davanti a loro si presenta un futuro nebuloso e incerto che proietta nel presente ombre minacciose che incutono paura e suscitano agitazione e smarrimento. 

La parola di Dio ci raggiunge nelle nostre paure e nei rifugi che ci costruiamo nel tentativo di difenderci. Non temere, ripete ancora una volta l’angelo. Esci dai tuoi labirinti mentali, dai tuoi calcoli i cui conti non tornano mai, dalle interpretazioni negative dei segni dei tempi che alimentano paura e rancore. Apri gli occhi e vedi: quello che è generato in Maria è opera di Dio. Ecco il segno che Dio è con noi e non ci abbandona in balia degli eventi che sembrano travolgerci! Il bambino è il segno della presenza di Dio nella nostra vita. Egli ci precede nel dono che è frutto del suo amore gratuito. 

Discernere significa leggere i segni dei tempi riconoscendo in essi la presenza di Dio che opera a nostro favore perché il suo amore è gratuito in quanto è da sempre e per sempre, è eterno.

Il discernimento non è una semplice analisi della realtà che ci lascia così come ci trova, ma ci spinge ad una determinazione, ci induce a fare una scelta e ad assumere una decisione, anzi, a deciderci per qualcuno. 

Di Giuseppe non è registrata alcuna parola, ma solo i suoi gesti i quali sono il vangelo più eloquente dell’obbedienza. Come Abramo obbedì silenziosamente al comando di Dio di prendere suo figlio per offrirlo in sacrificio, così Giuseppe, uomo giusto, perché uomo di fede, fa come l’angelo gli aveva ordinato. A Giuseppe non viene chiesto di rinunciare al suo progetto di sposo e di padre, ma di realizzarlo insieme con Dio. L’accusa pubblica o il ripudio segreto avrebbero interrotto quella storia di amore che Giuseppe e Maria avevano iniziato a scrivere insieme. 

L’episodio si conclude con la ratifica del matrimonio nel momento in cui Giuseppe, accogliendo Maria in casa sua, iniziano a vivere insieme. Non li unisce la parola datasi reciprocamente, ma la scelta, fatta insieme, di darsi a quel figlio che loro stessi ricevono dalle mani di Dio. Giuseppe pronuncia il suo amen a Dio e diventa custode della santa Famiglia di Nazaret, prima Chiesa domestica.

Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!  

Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
 

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