don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 21 Luglio 2020

La fede è contatto non contratto

Martedì della XVI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Dopo aver affrontato la calunnia dei farisei, che l’accusavano di cacciare i demoni in nome del capo dei demoni, e la pretesa di vedere un segno avanzata dagli stessi farisei insieme agli scribi, Gesù riceve la visita dei suoi familiari che cercano di parlargli. Essi scelgono di rimanere al di fuori della cerchia dei discepoli che è con Gesù. Facile immaginare che la madre, accompagnata dai familiari, fosse andata a trovare il figlio per farlo ragionare dato che il livello di tensione con i capi era diventato troppo alto. I parenti di Gesù attendono che esca per potergli parlare e si aspettano che lui li ascolti. È evidente che l’attesa si prolungava e Gesù non accennava a lasciare quelli con cui stava per andare da loro. Un anonimo personaggio rimane meravigliato del fatto che Gesù sembra non accorgersi dei suoi familiari e delle loro intenzioni e glielo fa notare. È come se Gesù, non dando la giusta importanza alla sua famiglia di origine, opponga un rifiuto all’incontro e alla comunicazione con i suoi familiari. In realtà il Maestro aveva detto: «Chi non è con me è contro di me». 

Chi rimane fuori, benché abbia intenzione di parlare o di entrare in contatto in qualche modo con un altro, comunica un messaggio che impedisce un vero incontro. La posizione assunta dai parenti di Gesù indica il loro rifiuto di entrare nella comunità dei discepoli e coinvolgersi in essa per incontrarlo. Per incontrare e comunicare efficacemente con l’altro non dobbiamo aspettare che esca per venirci incontro come se dessimo per scontato il fatto che la propria posizione sia quella giusta e l’unica. Per comunicare efficacemente ed entrare in una sempre maggiore intimità in famiglia è necessario dare il primato all’ascolto e non al parlare. 

L’apparente indifferenza di Gesù è la risposta alla presunzione di chi vorrebbe esercitare su di lui un’autorità che non gli compete. Gesù ama il Padre celeste più della madre perché è verso di Lui che egli va incontro, è con Lui che s’intrattiene nel dialogo orante, è la Sua volontà quella che vuole mettere in pratica. Gesù, pur rispettando i rapporti di parentela, ha cura di mantenere la prioritaria relazione col Padre celeste nella quale coinvolge sua nuova famiglia dei discepoli. 

La Chiesa, riunita attorno a Gesù, si fa discepola del Padre per compiere la sua volontà piuttosto che quella dei singoli. La nostra volontà ci porterebbe fondamentalmente a cercare il proprio interesse, la comodità e la tranquillità piuttosto che giocarsi la vita per la giustizia sociale e l’aiuto fraterno.

La fede è l’incontro di Gesù nella comunità della Chiesa nella quale, mettendoci in ascolto della Parola di Dio, siamo inseriti nella relazione d’amore che unisce il Figlio al Padre. Gesù ci fa incontrare il Padre e impariamo il linguaggio dell’amore che si esprime nella preghiera e nel servizio fraterno. 

Perché la fede, l’incontro con Gesù, non sia vissuta come un fatto intimistico che ci porta a rimanere margini dalla vita concreta o a tagliare fuori gli altri dalla nostra vita interiore, è necessario coinvolgersi nella comunità. Solo in essa e insieme con gli altri possiamo avere un vero contatto con il Signore e passare dall’ascolto della sua Parola al mettere in pratica la sua volontà. La Chiesa è la comunità aperta non solo ad accogliere tutti ma soprattutto disposta a lasciarsi coinvolgere dal movimento dello Spirito di Dio che mette in circolo la forza dell’Amore per la quale la preghiera diventa servizio ai più piccoli e la comunione fraterna diventa sacrificio gradito a Dio.

In tal senso, la Chiesa è la famiglia di Dio che si regge sul contatto non sul contratto.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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