don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 20 Maggio 2020

Familiarizzare con Dio

Mercoledì della VI settimana di Pasqua

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso». Abituati ad essere “leggeri” nel modo di parlare e agire, Gesù ci ricorda che invece le parole, e ancor di più i gesti, hanno il loro peso che può essere talmente grande da non poter essere sostenuto né da noi né da altri. Gesù misura le parole da dire perché sa che non è possibile dire la verità tutta di un colpo. Capita che portiamo dei pesi sul cuore e quando “sbottiamo” travolgiamo con le parole chi ci capita a tiro non calcolando prudenzialmente quale sia la reale capacità dell’altro di sostenerne il carico. Lo stesso avviene quando sentiamo il bisogno di confidarci o di sfogarci. Il rispetto verso il destinatario dei nostri segreti dovrebbe indurci ad avere prudenza e a saper pesare le parole soprattutto quando diventano giudizi duri come macigni. 

Nella vita possiamo ingranare la sesta e andare a tutta velocità, ma arriva sempre un momento in cui dobbiamo fermarci per domandarci cosa stia capitando e qual sia il senso di ciò che accade. Gli eventi della vita, soprattutto quelli più dolorosi, portano con sé un peso di senso e di significato che da soli non riusciremmo a sostenere. Anche le relazioni che sembrano tanto solide e indistruttibili sono soggette a eventi stressanti. Come gestire lo stress quando le situazioni della vita pesano? La relazione con Gesù ci aiuta a cogliere nella legge della gradualità un fattore importante per gestire i momenti critici e superarli. 

«Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità», Gesù parla dello Spirito Santo come di una guida nel cammino. Quando lo stress ci fa perdere i punti di riferimento lo Spirito Santo ci ri-orienta, ci rimette in carreggiata su quella strada che parte da Dio e a Dio ritorna. L’esperienza della fede è una continua ricerca e una graduale scoperta dell’infinita ricchezza della misericordia di Dio in compagnia dello Spirito Santo. 

Come lo Spirito non parla da sé, così Lui ci fa comprendere che diventiamo rigidi e pesanti se impostiamo la vita in maniera autoreferenziale in cui tutto inizia e finisce nel nostro io. Guidati dallo Spirito della verità gradualmente entriamo in quella meravigliosa famiglia che è la Trinità. La verità non è un concetto da capire o un segreto da scoprire, ma è ciò su cui si basa la nostra vita perché ne è la sorgente: è l’esperienza della familiarità con Dio. Lo Spirito Santo ci educa ad uscire dal nostro egoismo, ad aprirci verso l’altro e ad andargli incontro per accoglierlo come dono. La familiarità con Dio cresce man mano che aumenta la capacità di ascolto della voce dello Spirito. Egli ci fa guardare le cose passate e future con gli stessi occhi di Dio, con speranza e fiducia, nonostante tutti i limiti e le cadute. Lo Spirito Santo è la mano di Dio che prende dal suo tesoro di grazia l’amore e lo distribuisce come un papà che spezza il pane e dona un pezzo ad ogni figlio. Quello che Dio dona agli uomini non è un bene accessorio, non è il superfluo, ma è ciò che gli appartiene, è ciò che gli è proprio, è la sua stessa vita. 

La familiarità con Dio è dono suo che l’uomo sperimenta gradualmente assistito in questo percorso di crescita spirituale dallo Spirito Santo. Il vertice di questo cammino si raggiunge quando l’uomo desidera unirsi a Dio e vivere sempre con Lui.

Auguro a tutti una serena giornata e vi invito a ringraziare il Signore per il dono della vita nel mio 45° compleanno. Vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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