don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 14 Maggio 2020

Dio è originale nel modo di amare: sceglie gli amici tra i suoi nemici

SAN MATTIA

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici … Voi siete miei amici … vi ho chiamati amici, non servi». Il salmo 39 canta le meraviglie operate dal Signore a favore dell’uomo e per questo esclama: «Nessuno a te si può paragonare!» (v. 6). Anche Gesù ha detto: «Il Padre mio è più grande di tutti» (Gv 10,29) e nessuno può competere con Lui nell’amore che arriva a livelli vertiginosi fino al punto da dare suo Figlio perché sia salva la vita degli uomini. La meraviglia per la grandezza di Dio aumenta se confrontata con la pochezza dell’uomo a cui riserva tanta misericordia e su cui riversa infinita benevolenza. Spontanea e piena di gratitudine sorge la domanda del salmo 144: «Signore, che cos’è l’uomo perché l’abbia a cuore?» (v.3). 

La grandezza di Dio tocca il suo vertice irraggiungibile quando manda suo Figlio e lo dona per amore all’uomo piccolo, misero perché peccatore. Dio è grande perché ama i piccoli e i poveri; quelli che il mondo scarta Dio li sceglie come amici. San Paolo scrivendo ai Romani dice: «Quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (5, 6-8). Dio ci ama e si dona a noi, non certamente perché lo abbiamo meritato, ma per una scelta ispirata dal suo profondo e insondabile desiderio di condividere la sua gioia con noi, che non possiamo restituirgli nulla. La gioia di Dio non è come quella degli uomini, che sono felici se posseggono; essa si moltiplica nella condivisione con gli altri.

L’amore umano può arrivare a scegliere di morire per una persona amata perché giusta; ci si può spingere fino al sacrificio della propria vita per un amico, un incensurato, una brava persona che non ha fatto alcun male o un innocente che non ha colpe da scontare. L’amore di Dio arriva molto più in profondità, giunge al punto di morire per gli empi, per i nemici. Dio non guarda al nostro peccato, ma alla fede e alla speranza di essere salvati che alberga nell’intimo di ciascuno e che Gesù fa emergere dal cuore di chi coltiva una relazione personale con Lui e, insieme a lui, prega il Padre. Guardandoci con gli occhi della misericordia Dio ascolta il gemito dei miseri e la speranza dei poveri che confidano in lui. 

Pur essendo il Signore dei signori, non ci tratta come servi ma ci sceglie e ci chiama amici. Infatti, non ci vengono impartiti ordini da eseguire o imposti pesanti doveri, ma ci viene offerta l’amicizia grazie alla quale possiamo amare il prossimo come noi stessi (siamo amati).  A tal proposito molto significative sono le parole della preghiera eucaristica IV: «Quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non lo hai abbandonato in potere della morte, ma nel tuo amore a tutti sei venuto incontro, perché quelli che ti cercano ti potessero trovare. Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza». Con la disobbedienza a Dio si rifiuta l’amicizia e si interrompe la relazione d’amore con Lui. La fedeltà di Dio non si rassegna alla durezza del cuore dell’uomo contro cui tante volte si scontra la sua dolcezza materna. Gesù continua ad invitarci all’intimità con lui grazie alla quale possiamo rivolgerci al Padre e chiedergli la grazia di scegliere di amare i fratelli partendo dai più ingrati, i più duri, i più pesanti, quelli che ci feriscono di più. La gioia più bella per Dio è ascoltare la preghiera dei figli che gli chiedono lo Spirito Santo e non c’è gioia più grande per i figli di Dio che amarsi reciprocamente nel perdono e nella carità fraterna.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore! 


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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