don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 14 Luglio 2020

Miracoli ignorati

Martedì della XV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Le parole di Gesù suonano come un drammatico avvertimento, come tante volte i profeti hanno lamentato la durezza del cuore del popolo. Erroneamente qualcuno pensa che il Dio dei profeti dell’Antico Testamento appare sempre punitivo, mentre quello di Gesù Cristo è misericordioso. In realtà con Gesù la misericordia di Dio, che già si era manifestata nei prodigi dell’Esodo e nel ritorno dall’esilio, tocca il suo punto più alto. Già nella storia d’Israele Dio è misericordioso ed è giusto operando prodigi attraverso i quali avviene la liberazione e la salvezza. 

I prodigi compiuti da Gesù rivelano che Dio si fa prossimo all’uomo per salvarlo. La giustizia di Dio ha come fine la salvezza dell’uomo, il ritorno a Lui, la riconciliazione che fa vivere la comunione. La giustizia porta Dio ad usare misericordia, cioè ad andare incontro all’uomo, accostarsi a lui, offrirgli la sua amicizia, rivolgergli la parola che sana. La parabola del seminatore che esce a spargere il seme ovunque e comunque rende bene l’idea della giustizia di Dio che non è concentrazione di potere ma è diffusione a piene mani e con tutto il cuore del suo amore. 

I prodigi dell’amore di Dio sono visibili solo in chi crede. Infatti, i piccoli sono coloro che con cuore umile cercano Gesù, lo pregano, lo supplicano, lo toccano. Nella parabola del seminatore il frutto prodotto dal terreno buono sono i prodigi che Dio opera in coloro che si lasciano convertire, cioè che ascoltando e comprendendo la parola portano frutto compiendo loro stessi i prodigi. Non è forse un prodigio, cioè opera di Dio, la fedeltà matrimoniale, la docilità nell’obbedienza, la perseveranza nel fare il proprio dovere, la generosità nel compiere un servizio, la gratuità nell’offrire un aiuto, il coraggio nel sacrificare la propria vita per amore? 

In realtà spesso sono cose che noi non consideriamo prodigi, segni della presenza e della provvidenza di Dio, perché cerchiamo la soluzione facile dei problemi che ci renda la gestione della vita meno faticosa. Il dramma è non accorgersi dei prodigi quotidiani che accadono attorno a noi perché non fanno notizia, non sono eclatanti, eppure sono miracoli silenziosi che accadono nel presente e nella nostra stessa vita. Sono essi che dovrebbero farci convertire per cogliere nell’oggi l’opportunità di lasciarci liberare, sanare, riconciliare, amare da Dio.

La conversione attesa da Dio è il rinnovamento del modo di vedere e giudicare e, quindi, anche di agire. Se rimaniamo ancorati all’idea di giustizia come ottenimento di soddisfazione ci condanniamo alla perenne insoddisfazione che arma la nostra lingua con la lamentela e il giudizio contro gli altri. Rifiutare la giustizia di Dio, la sua proposta di rinnovamento della mente che porta a desiderare la riconciliazione, che ambisce alla comunione fraterna, che rende il cuore aperto all’ascolto di Dio e all’accoglienza del fratello, significa cadere sul banco degli imputati in quel tribunale in cui si amministra proprio quella giustizia a cui strenuamente ci siamo legati che castiga i colpevoli. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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