don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 12 Dicembre 2021

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Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]

Lascia andare la Gioia che è in te

La conclusione della pagina evangelica di questa domenica è affidata ad un sommario che riassume l’attività evangelizzatrice di Giovanni condotta mediante il battesimo con l’acqua, accompagnato da parole di consolazione. Tuttavia, i toni predominanti della sua predicazione non hanno nulla di rassicurante ma, al contrario, sembrano alimentare una tensione orientata verso la venuta del Messia. Ascoltando il Battista alcuni pensavano che fosse lui il Cristo ma il profeta chiarisce che la sua missione è propedeutica all’avvento del Messia atteso il quale, essendo più forte di lui, avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco. Giovanni accenna anche alla missione del Cristo.

La sua venuta è descritta come una sorta di resa dei conti nella quale il Giudice finalmente avrebbe fatto giustizia separando i giusti dagli empi, affidando ai primi il premio per i loro meriti e infliggendo ai secondi la punizione per le loro colpe. Luca dice che con queste parole di consolazione Giovanni evangelizzava. Ci si potrebbe domandare in cosa consista la bontà del messaggio evangelico del Battista. Luca utilizza il verbo evangelizzare e lo riferisce all’angelo Gabriele, che annuncia a Zaccaria e a Maria la nascita dei rispettivi figli e la loro vocazione, e agli angeli che a Betlemme appaiono ai pastori rendendo nota la nascita del Salvatore.

I messaggeri divini evangelizzando offrono un messaggio di gioia e di speranza, che sinceramente non traspaiono immediatamente dalle parole del Battista a meno che non le estrapoliamo dal contesto storico e culturale nel quale sono state pronunciate per ricollocarle nel nostro tempo e nella nostra condizione. Ci viene in aiuto l’oracolo del profeta Sofonia che, come è avvento per Zaccaria nel tempio e per Maria nella sua casa di Nazaret, invita a rallegrarsi esprimendo la gioia nel canto e nella danza. Il motivo della gioia è l’intervento di Dio che viene a liberare dal nemico e a prenderci sotto la sua protezione. Dove c’è la gioia fugge la paura.

La tensione dell’attesa si scioglie nell’arrivo del Signore che pone il suo trono in mezzo a noi. La gioia è il dono di Dio, è la sua eredità che ci affida perché siamo suoi figli. Il volto di Dio s’illumina di gioia per i suoi figli perché essi, non solo sono illuminati dalla gioia, ma diventano luminosi di gioia. La gioia è come un arcobaleno con tanti colori quante sono le forme con le quali si manifesta la carità. La gioia degli uomini è il riflesso di quella che ha la sua sorgente in Dio. Il Battista è un vero profeta perché il suo annuncio si è realizzato in Gesù ma non come lui si aspettava ma nel modo con cui Dio aveva deciso.

Ma questo poco importa perché l’essenziale dell’annuncio sta nel battesimo in Spirito Santo e fuoco compiuto dal «più forte» che sarebbe venuto dopo di lui, Gesù. Attraverso di Lui Dio si è fatto tanto vicino agli uomini da diventare uno di noi per rimanere sempre con noi, in mezzo a noi. Gesù ha percorso le strade degli uomini per farsi vicino a tutti, soprattutto ai più poveri, e coinvolgersi nelle loro vicende e mostra il volto del padre ricco di tenerezza e misericordia. Con la sua morte e risurrezione Gesù, donandoci lo Spirito Santo ha acceso in noi la luce della gioia e ha garantito di tenerla viva con il dono della fede.

La gioia è un dono da custodire e alimentare non vivendola in maniera intimistica perché se essa si riduce a semplice benessere psichico e fisico è destinata a spegnersi. La missione consiste nel lasciare che la gioia si diffonda dal nostro cuore. Il Signore è già venuto ed è in mezzo a noi, ma chiede di essere manifestato, di passare dal segreto dall’esperienza di fede vissuta nell’anonimato ad una condotta di vita dalla quale traspaia il volto di Dio e la sua gioia.

L’esortazione del Battista allora suona come un invito ad essere missionari della gioia accogliendo il vangelo con una notizia che da una parte mi rivela l’amore di Dio per me e dall’altra suscita la domanda che è espressa sia da Maria che da coloro che si avvicinano al Battista: «Cosa dobbiamo fare?». Non siamo esecutori di ordini ma coprotagonisti di Dio della missione di colorare di gioia il mondo che viviamo. I colori della gioia sono le diverse tonalità della carità fraterna. Il Battista ne indica tre: vivere la carità nella solidarietà, nella sobrietà e nell’amabilità.

Signore Gesù, Tu, che venendo in mezzo a noi, ci hai illuminati mostrando il volto gioioso del Padre, con dono del tuo Spirito accendi in noi il fuoco della fede e fa che possiamo colorare il mondo di gioia con i colori della carità fraterna. Aiutaci a lottare contro il nemico interiore della paura, dell’avidità e della violenza e ispiraci sentimenti di compassione, gratitudine e tenerezza.  Rendici missionari della gioia che portano l’annuncio del Vangelo con i gesti di solidarietà, rispetto, collaborazione, fraternità e comunione.Â