don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 1 Maggio 2020

La famiglia laboratorio in cui imparare la sapienza della compassione e l’arte della collaborazione

San Giuseppe Lavoratore

Nel giorno in cui celebriamo la memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore, la Chiesa ci fa leggere un brano del Vangelo di Matteo in cui la gente di Nazaret identifica Gesù col figlio del falegname. I Nazaretani si stupiscono come da una famiglia semplice e ordinaria possa essere uscito un figlio capace di pronunciare parole pregne di sapienza e fare prodigi. Gesù, pur essendo Figlio di Dio non aveva la “scienza infusa”, né poteri speciali. Egli, uomo come tutti gli altri, è stato allevato ed educato dai genitori, i suoi primi maestri. La famiglia è stato il primo e insostituibile laboratorio nel quale Gesù ha appreso l’arte della relazione. Ha imparato ad osservare e a cogliere nei gesti ordinari della vita domestica i sapori della vita. La donna che impasta il pane, le ragazze che con la sposa attendono lo sposo per entrare nella festa di nozze, gli operai che aspettano di essere chiamati a lavorare a giornata, il contadino che sparge il seme o che raccoglie, i ragazzi che giocano per strada, la mamma che partorisce, il pastore che conduce al pascolo il gregge, i pescatori sulle loro barche e le reti, il pubblicano e il denaro delle tasse, sono immagini impresse negli occhi di Gesù attinte dalla vita concreta. La sapienza di Gesù viene dalla concretezza del contatto con la vita reale. È un contatto talmente profondo che dall’osservazione della realtà nasce la sua compassione, cioè la partecipazione alla fatica del vivere di chiunque. Da ogni persona che incontriamo e da qualsiasi situazione che viviamo possiamo imparare qualcosa se ci poniamo in atteggiamento di ascolto e di compassione. Ciascuno, con le sue peculiarità, è portatore nel mondo di un valore divino che si può cogliere solo con un cuore che sa ascoltare. La sapienza è un dono di Dio che è dato all’uomo per saper essere nel mondo luce e sale. Sapienza è saper pensare, riflettere, meditare, discernere, progettare, sognare la vita.

Nella famiglia Gesù ha imparato il grande valore della collaborazione intesa non solo come mezzo ma come fine del lavoro stesso. Collaborazione è un altro nome della comunione. Nella collaborazione non ci si divide solo i compiti e le responsabilità, percui ognuno individualmente cura il suo particolare, ma si condivide il lavoro inteso come trasformazione della realtà per renderla fruttuosa. Solo il lavoro ordinato al bene comune diventa efficace ed è un vero prodigio. La collaborazione è rete di relazioni tra persone che condividono il fine del bene comune. L’immagine della casa, intesa come struttura familiare in cui s’intrecciano generazioni, sessi, mentalità, condizioni, maturità, esperienze diverse, fa comprendere la necessità di lavorare insieme per rimanere in piedi e salda. Una casa divisa da rivalità, competizioni, pregiudizi, egoismi, non resiste. 

I prodigi di Gesù, non sono i miracoli, ma i suoi gesti fatti per formare attorno a sé una rete di collaboratori del vangelo. Oggi un sinonimo di prodigio è fare impresa nella carità che richiede senso di corresponsabilità e pazienza da parte di tutti coloro che sposano il progetto. 

Come Gesù, anche noi siamo chiamati a lasciarci formare in famiglia, domestica e quella ecclesiale, per imparare la sapienza della compassione e l’arte della collaborazione.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!      


Commento a cura di don Pasquale Giordano
FonteMater Ecclesiae Bernalda
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