don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 2 gennaio 2020

Riappare la figura del Battista proprio mentre siamo immersi nel grande tempo del Natale. Il racconto dell’evangelista Giovanni ci riferisce della testimonianza che Giovanni Battista dà a Gesù “quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: <<Chi sei tu?>>.

Delle volte pensiamo che la testimonianza sia parlare e mostrare Cristo. In un certo senso è così, ma il Vangelo di oggi sembra donarci una luce nuova su questo tema: testimoniare è avere il coraggio di dire che non siamo noi Cristo. “Egli confessò e non negò, e confessò: <<lo non sono il Crist0>>. Allora gli chiesero: <<Che cosa dunque? Sei Elia?>>. Rispose: <<Non lo sono». <<Sei tu il profeta?». Rispose: <<No>>. Gli dissero dunque: <<Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?>>. Rispose: <<lo sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia>>”.

Cosa significa dire ad alta voce che noi non siamo Cristo? Significa dire apertamente che noi non possiamo salvare la vita di nessuno, che non è in nostro potere rendere radicalmente felice qualcuno, che non possiamo colmare la mancanza che c’è nel cuore delle persone che ci sono accanto, Dire di non essere Cristo significa dichiarare la nostra umanità fallibile, i nostri limiti, la nostra incapacità.

Non possiamo giocare a fare Dio con la vita delle persone. Nessuno di noi può lealmente guardare negli occhi qualcuno e dire ti salverò da tutto. Noi possiamo solo essere “voce” , nostalgia, direzione, compagnia, supporto, mano tesa, ma non Cristo.

Solo Gesù salva, e Giovanni tenta di dirlo sottraendosi alla tentazione di prendere il posto di Cristo. “Lo interrogarono e gli dissero: <<Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?>>. Giovanni rispose loro: <<lo battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo>> Questo siamo noi: acqua che sveglia ad un incontro più grande.


Dopo di me verrà uno che è prima di me.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1, 19-28 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore

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