don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 17 Aprile 2020 – Gv 21, 1-14

<<Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”, Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla>>.

Pietro è un leader, e lo è anche quando sta male, quando ha perso la bussola e non sa cosa fare. La sua scelta personale suscita subito sequela da parte degli altri. Ma Pietro non è un mago, è un uomo come gli altri. Anche lui può sperimentare l’amara constatazione di non pescare nulla. Ma se non peschi non puoi nemmeno mangiare. Pietro e gli altri non praticano la pesca per sport, la praticano per vivere.

Ci sono dei falli menti che non sono marginali nella vita ma vanno a toccare  la parte più essenziale. E bello però pensare che dal fondo di quel fallimento, di quella mancanza di risultati, di quella fame, Gesù costruisca un’esperienza pasquale: «Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”.

Gli risposero: “No”. Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci>>. Una volta la mia guida spirituale mi disse: <<ln certe circostanze, quando si sta così male, l’unica cosa che può salvarci è l’obbedienza>>.

Il Vangelo di oggi ci spiega in maniera nitida in cosa consista l’obbedienza. La nostra reazione orgogliosa davanti all’esperienza del fallimento della pesca sarebbe stata certamente la rabbia, il risentimento e soprattutto il rigetto del consiglio di quello sconosciuto che dalla spiaggia dice cosa bisognerebbe fare.

Ma i discepoli mostrano la loro vera santità dalla docilità con cui assecondano quell’indicazione. Solo così inizia una serie di cose che li porterà a comprendere che in tutto quel buio è proprio Gesù che è andato a cercarli. Il miracolo dell’obbedienza è esorcizzare l’orgoglio e la superbia e affidarsi alla voce di chi ci guida affinché attraverso di essa approdiamo a un porto nuovo. Quello sconosciuto non è uno sconosciuto “è il Signore”.

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