don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 8 Giugno 2021 – Mt 5, 13-16

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€


Il cristiano non sta al mondo come un sopramobile. La traversata della sua vita deve lasciare il segno altrimenti è un fallimento. Un cristiano per definizione deve essere significativo, deve cioè portare significato, sapore, gusto, luce, direzione:

“Voi siete il sale della terra (…) Voi siete la luce del mondo”.

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Il nostro scopo è tenere accesa la luce quando invece il buio vuole fare da padrone. Un cristiano si occupa di insaporire le cose, di illuminarle, e non di comportarsi come una qualsiasi altra persona o lobby di potere. Il nostro “esserci” deve far cambiare le cose in termini di qualità non di quantità.

Infatti ovunque c’è un cristiano le cose dovrebbero essere fatte con una cura diversa, appassionata, gioiosa, competente. Un cristiano umanizza gli ambienti, fossero la scuola, la politica, la medicina. Se un cristiano smette di essere “sale e luce” non serve a nulla se non ad essere buttato via. Un cristiano che non fa questo è teologicamente spazzatura. E non spazzatura qualunque, ma spazzatura che inquina. E il mondo è già pieno di discariche così. Invece

“vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

Perché questa è un’altra faccenda molto seria: la visibilità dell’amore. Le cose che contano non vanno ostentate, ma non le si può nemmeno tenere nascoste. Non si può vivere in vetrina, ma non si può neppure credere che il bene debba essere trasparente, invisibile. La differenza è molto semplice: il bene non buono è seduttivo, conduce a se stesso.

Il bene buono invece è indicativo, segnala sempre Qualcun altro. Un cristiano è chiamato a mostrare un bene che indica molto di più di ciò che sembra. Un cristiano è chiamato a rendere visibile la profondità delle cose, la preziosità del creato, la dignità della vita. ecco allora come il Vangelo di oggi è carico di un senso vocazionale connaturale alla nostra fede.

Chi crede ai margini della storia senza fermentarla come il lievito non solo crede male ma non crede in Gesù Cristo.