don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 26 Dicembre 2018

Se la liturgia seguisse le stesse regole della cucina, allora la festa di oggi che ci fa commemorare il martirio di Santo Stefano primo martire, si sposa a pennello come “l’amaro” alla fine di un pranzo di festa.

Infatti abbiamo ancora gli occhi pieni della dolcezza del presepe, del Dio che si è fatto bambino, della Madre che lo stringe tra le braccia, della gran pace della nascita del “principe della pace”. Eppure oggi ricordiamo la morte cruenta di uno dei discepoli di Gesù.

E questo è il motivo per cui il registro del Vangelo cambia radicalmente : “Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani.

(…) Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato”. Sembra quasi che il prezzo della nascita di questo bambino sia altissimo.

Ma capita sempre così davanti a ciò che conta, infatti le cose che contano nella vita sono tali perché ci chiedono la vita. Potremmo quasi dire che il metro di giudizio per capire che una cosa conta è quanto siamo disposti a mettere in gioco.

Se ami qualcuno fino a mettere in gioco un po’ del tuo tempo libero, allora quell’amore vale tanto quanto una partita a calcetto. Se ami qualcuno fino a mettere in gioco un po’ del tuo egoismo, allora quell’amore vale tanto quanto un esercizio fatto bene. Ma se ami fino al punto da dare la vita per ciò che ami, allora quell’amore è davvero amore.

Infatti solo quando trovi un motivo per cui mettere in gioco la tua vita allora hai trovato un motivo per cui vivere. Stefano è il primo ad essere messo davanti a questo drammatico interrogativo. Ed è il primo a rispondere di sì.

Non possiamo celebrare il Natale senza questo interrogativo serissimo: e io che farei per quel bambino?

Mt 10, 17-22
Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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