don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 17 Gennaio 2022

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AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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“I discepoli di Giovanni e i farisei erano soliti digiunare. Alcuni andarono da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano e i tuoi discepoli non digiunano?»”.

C’è una tentazione profonda a cui non sfuggono nemmeno coloro che fanno un cammino di fede. È la tentazione di spiare la vita degli altri. Ci è quasi irresistibile la voglia di mettere naso nelle esperienze degli altri, come bambini che costantemente dicono “perché a lui si e a me no?”.

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Gesù tenta di spiegare che l’errore di fondo è pensare che una regola sia valida in se stessa, quando invece essa è valida rispetto a ciò che vuole custodire, proteggere. Ad esempio non ha senso digiunare se si è a una festa, mentre ha senso digiunare se si sta vivendo un dolore. Dovremmo sempre domandarci se quello che facciamo è valido rispetto a quello che stiamo vivendo, oppure è solo una pratica esteriore che usiamo per sentirci bravi e giusti.

L’invito di Gesù non è semplicemente quello di fare una cosa buona, perché potrebbe accadere che noi facciamo cose buone ma rimaniamo strutturalmente cattivi. Ciò che di buono facciamo dovrebbe essere ospitato in un cambiamento di tutta la nostra persona. Il cristianesimo non è un cambiamento di azioni, di morale, ma una rivoluzione dell’essere stesso.

“Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; altrimenti la toppa nuova porta via il vecchio, e lo strappo si fa peggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino fa scoppiare gli otri, e il vino si perde insieme con gli otri; ma il vino nuovo va messo in otri nuovi”.

La novità a cui siamo chiamati con la fede cristiana, è una novità che punta a renderci nuovi totalmente, specie nella mentalità. Non si possono fare cose nuove conservando mentalità vecchie. Bisogna che le cose nuove siano fatte da modi di pensare nuovi.

È questa la vera conversione che ci fa smettere di spiare la vita degli altri, e ci comincia a far intravedere l’immenso lavoro che aspetta a noi stessi.