don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 13 Maggio 2019 – Gv 10, 1-10

È bello pensare come questa pagina del vangelo accompagna la ricorrenza di oggi che ci fa fare memoria delle apparizioni della Vergine Maria a Fatima. Chi è Maria se non colei che più di tutti ha ascoltato la voce del Pastore e si è lasciata condurre per strade misteriose con una fiducia immensa? E chi sono Francesco e Giacinta (già santi) che insieme a Lucia hanno dato prova di altrettanta docilità in tempi difficilissimi?

La nostra vita dovrebbe rispecchiare la docilità di questo Vangelo. Un cristiano non è un eroe o un impavido cavaliere sempre pronto ad affrontare tutto, ma è uno che innanzitutto ascolta e si lascia condurre da Chi riconosce essere un Pastore che ama e che nulla ha a che spartire con ladri e briganti. Ma c’è qualcosa che ci fa passare dal dentro al fuori e viceversa. È la porta. Gesù si definisce la porta: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.

Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Definirsi porta ha come significato qualcosa di importante: la porta rende possibile l’incontro tra un dentro e un fuori. Solo in Gesù si può incontrare davvero il Padre, e il Padre incontra ciascuno di noi attraverso il Figlio.

Gesù è la soglia in cui il finito e l’infinito si toccano, in cui il tempo e l’eternità si incontrano. Solo in Gesù tutto questo è possibile e non c’è scorciatoia o alternativa a lui. Ciò non significa che nel nome di Gesù dobbiamo scartare tutto ciò che non sembra avere a che fare con lui, ma proprio perché sappiamo che solo lui è l’unico Salvatore e mediatore, e l’unica porta autorizzata, allora tutto ha sempre a che fare con lui anche se non sempre è evidente.

È questo che ci fa dialogare con tutti: è l’intima convinzione che al fondo di ogni cosa, anche la più diversa e lontana c’è sempre lui.

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Io sono la porta delle pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10, 1-10

In quel tempo, disse Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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