don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 21 Marzo 2022

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La grazia di Dio e l’opposizione degli uomini

Gesù proclama con franchezza di essere l’Unto del Signore, cioè il Cristo. Utilizzando le parole di Isaia, “Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione.” (Is 61,1) dice che si è finalmente compiuta le profezia con la sua venuta.
I suoi concittadini sono mal disposti verso di lui, e vogliono che egli faccia miracoli, come nelle altre città. Gesù infatti aveva compiuto a Cana il primo miracolo e poi molti a Cafarnao città di Pietro, così in altre città attorno al lago di Galilea.
I cittadini di Nazareth erano maldisposti, perché messi all’ultimo posto dal loro concittadino.

Gesù conosceva la durezza del loro cuore, la loro mancanza di amore e di attesa per il Cristo, la pretesa di miracoli per non essere implicitamente accusati di qualche colpa. Il buon nome, era stato compromesso, e la pretesa verso Gesù era un rimprovero violento.
Nazareth è profezia di Gerusalemme: nessun profeta è ben accetto in patria, dice Gesù, e se Nazareth lo ha visto crescere fino all’età adulta, Gerusalemme, di Giudea, della sua stirpe davidica, è la città Santa di cui Gesù è il legittimo erede e Re, il cuore profondo della patria.
Comincia Nazareth, ma Gerusalemme porta a compimento il rifiuto del Cristo di Dio: nella prima cercano di ucciderlo gettandolo giù dalla rupe, nella seconda viene crocifisso.

I profeti muoiono a Gerusalemme, poiché là è il nucleo dei capi del popolo, là si decide e là si consuma il gran delitto: i Capi del popolo di Dio rifiutano e uccidono l’erede di Davide, il Cristo, per prenderne l’eredità.
I segni che Gesù compie, indicano la sua provenienza da Dio, ma non bastano a muovere le volontà, perché nel profondo del cuore c’è odio verso di lui, rifiuto della voce del Padre, risoluta caparbietà nel peccato.

Il governo della terra e delle persone, era il fine in nome di Dio, con l’autorità che veniva dalla cattedra di Mosè, sulla quale si erano seduti, scribi e farisei; con il sacerdozio per stirpe di Aronne, pretendevano di giudicare le opere e le parole vive di Dio compiute dal suo Cristo.
Il sacerdozio antico era una funzione stabilita da Dio, che dava il potere di intercessione.
I sacerdoti del Tempio, invece, disprezzando Dio, impedivano agli uomini la salvezza, di andare al Cristo; così i farisei e gli scribi pretendevano di usare la Scrittura contro la Parola vivente, che compiva miracoli, giudicandola in base alle loro interpretazioni distorte da fini disonesti.

Così gli esperti della Scrittura e i Sacerdoti organizzano la condanna formale dell’Unto di Dio: in nome della parola di Dio condannano il Cristo di Dio, in nome del sacerdozio lo sacrificano per salvare il popolo dalla distruzione dei Romani, o meglio bisognerebbe dire: per mantenere il potere con il compromesso con i Romani.
Il blocco spirituale dei Capi provoca quello che in antico era già stato dato come segno al popolo di Dio: la grazia del miracolo fu concessa a stranieri al tempo di Elia e di Eliseo, per la mancanza di fede e di amore di Israele.

Così la vigna del Signore viene data ad un altro popolo perché produca i frutti delle opere di Dio.
Non si usa Dio, ma lo si serve! Non si ferma la grazia di salvezza per tutte le nazioni, poiché tali frutti sono volontà di Dio. Non si escludono i popoli dalla salvezza eterna, ma si serve Dio che vuole salve tutte le nazioni.
Non ci si impadronisce delle cose sacre per puro strumento di guadagno personale, ma si distribuisce la grazia perché ogni uomo trovi la salvezza.

La meschinità degli orizzonti e degli interessi personali, rivela in realtà un cuore mal disposto contro Dio, contrario a lui.
Il nostro cuore deve essere simile al Sacro Cuore di Gesù: un cuore ampio, che si lascia squarciare per effondere misericordia e perdono proprio a chi ci ferisce e uccide.
Gesù chiede di essere accolto, è Dio che supplica la nostra conversione, che consiste nel lasciarsi trasformare in lui, guardando a lui, facendo qui sulla terra quello che lui ha fatto.

La conversione, infatti è amare Gesù e fare quello che egli comanda, non seguire le nostre vie astratte di giustizia, che difficilmente si confrontano con la Parola viva in noi attraverso lo Spirito.
La lettura del Vangelo può avvenire, purtroppo, anche senza amore, senza avere davanti agli occhi il Gesù vivo: tale lettura può essere anche conoscenza materiale, ma deve trasformarsi in imitazione vivente di Gesù seguendolo sul suo cammino, poiché egli è la Via, che conduce al Padre.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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