don Gabriele Nanni – Commento al Vangelo del 1 Aprile 2021

Se non ti laverò, non avrai parte con me

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».

Il gesto della lavanda dei piedi è talmente importante che Gesù lo volle riservare per il momento più importante ed emblematico, la sera della cena nella quale istituisce l’Eucaristia e dunque il sacerdozio della nuova Alleanza, scaturito dal suo sacrificio cruento sulla croce.
Non è possibile dissociare l’incarico di Apostolo con l’Eucaristia, poiché la Chiesa così fondata trova la sua ragione e la sua missione nel fare quello che Gesù ha fatto, sapendo però che Egli è con essa fino alla fine del mondo. Quello che Gesù ha fatto è il dono della propria vita per la vita del mondo, perché le anime siano salvate dalla dannazione eterna.
Il potere di salvezza è concesso dal Padre in virtù della sua obbedienza che inizia con il suo “Sì” a farsi uomo: “Umiliò se stesso facendosi Uomo fino alla morte ed alla morte di croce”.

L’Umiltà di Dio si esprime nel suo nascondimento, per essere riconosciuto dall’intelligenza delle creature ragionevoli, gli angeli e gli uomini, ma la superbia e l’orgoglio accecano lo sguardo e fa considerare spregevole ciò che è basso, ed anche Dio viene giudicato e disprezzato nella sua umiltà. Il Dio che vogliamo, troppo spesso non è il Dio che si rivela, ma la proiezione di quello che noi siamo o vogliano essere.
Cosicché nessuno è immune dal peccato di superbia e tutti cercano una posizione di affermazione sugli altri, senza accettare la sudditanza ad alcuno.
Questa radice satanica che infetta il cuore di tutti gli uomini è il peccato, quello grande che sta a fondamento di tutti gli altri. Gesù che venne nel mondo per distruggere le opere di Satana, deve combatterlo rigettando la superbia e insegnandolo ai suoi Apostoli.
Il gesto della lavanda, fatto ai suoi discepoli, intende insegnare e comandare loro quello che devono fare tra loro e con gli uomini. Non ci può essere fondamento spirituale divino, là dove regna ambizione, superbia ed orgoglio, poiché questi chiederanno di essere serviti da ogni genere di peccato.

È fondamentale quindi che l’Apostolo sia come il Maestro, imitandolo con ogni forza, per ricevere il potere di Cristo di sciogliere e di legare, di rimettere i peccati e di mostrare la sapienza e la potenza divina al mondo, affinché il mondo creda, che l’amore umile è la manifestazione di Dio, e invito alla dimensione dell’eternità, ovvero del Cielo.
Giuda accolse in cuore, quello che satana gli aveva suggerito: egli rimaneva nel peccato, era ladro e non intendeva servire un debole: voleva servire un potente, per ottenere potenza e onore. L’umiltà di Gesù lo faceva irritare e disprezzare il Maestro, e il venderlo dimostrava che egli era in grado di abbattere Colui che si diceva Figlio di Dio.
Giuda nella sua superbia frustrata volle dimostrare che il mondo organizzato è più capace e potente di qualsiasi idealista o spirituale, fosse anche il Messia.

Quando alla fine egli riceve il boccone dell’amicizia di Gesù, egli persevera e Satana diventa un tutt’uno con lui.
Gesù volle preservare gli altri Undici e con loro i successori da quello spirito satanico, che si insinua come falsa guida di capacità di governo, di guide cieche che cercano se stessi ed ingannano i fedeli, infatti, il servizio senza la vera umiltà è solo ipocrisia.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

Fonte YOUTUBE


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