don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 27 Settembre 2019

Ascolto E Sguardo

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri

https://youtu.be/Fg97nkj39kg

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». (Lc 9, 18-22)

Ho saputo di Lui così tante cose. L’ho visto dipinto e scolpito. L’ho sentito narrato, spiegato, interpretato. Ho letto testi sacri, poesie, romanzi, saggi di studio. L’ho contemplato nel Sacramento, l’ho cercato nella voce interiore, ho provato a intuirlo nel povero, ho creduto di incontrarlo tra i suoi discepoli.

Io lo so «chi è costui». Lo so troppo. Ne parlo pure così tanto.

E non va, no. Forse così non va. Che poi è un attimo finire come Pietro che mentre sa è “ignorante”, che se vede diventa cieco, che quando parla fa la parte dello stolto. Perché la pretesa di sapere di un altro è una pretesa su di sé, sulla propria identità, sul proprio volto di uomo o di donna. Dire di un altro è dire di sé; fallire uno è fallire l’altro e viceversa.

Che l’ unico modo di conoscerlo sia stare dentro quella domanda: «Chi è dunque costui?» lasciandola libera, aperta, viva? Avere il coraggio di non spegnerla mai e farne il tratto più forte dell’essere discepolo: «Chi sei Signore?». Poi rimanerci, con umiltà, pazienza, consapevolezza della sua grandezza, del proprio limite, del mistero che Lui e noi siamo, insieme. Che sia, infine, l’unico modo per conoscersi in ciò che profondamente si è?

Di troppo «sapere Cristo» ci si ammala facile, ma non c’è da essere severi né giudicanti, tenere la domanda aperta è una sfida non da poco. Certo non se ne ammalano tutti, per fortuna. C’è speranza.

Mi chiedo se quelle tante situazioni in cui non ci si capisce più nulla della vita e che tanto malediciamo non siano invece un’occasione buona. Per disimparare chi siamo noi e chi è Lui, e stare poi beati, senza troppa ansia di sentirsi “imparati”.

Fonte: il sito di don Cristiano

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Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9, 18-22

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Parola del Signore

 

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