don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 14 Luglio 2020

Ascolto E Sguardo

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Nei versetti precedenti a questi, Gesù se l’è presa con i suoi contemporanei che, pur avendo l’occasione di vivere «l’epoca di Gesù e di Giovanni», rifiutano tanto il Precursore quanto il Messia stesso, con comportamenti riottosi e permalosi, come quelli di monelli capricciosi che giocano tra di loro.

I termini dalla forte connotazione negativa che vengono rivolti a Gesù – mangione e beone – sono il segno del disgusto con cui viene respinta la sua missione di misericordia rivolta a pubblicani e peccatori. Israele ha di fronte il «Figlio dell’uomo» ma lo scambia per un ubriacone festaiolo.

Matteo evidenzia così il reale peso del rifiuto di quella generazione: le parole e le opere di Cristo sono Sapienza di Dio in atto e Israele le rigetta.

Il rimprovero di Gesù, poi, si focalizza con precisione, passando dall’orizzonte dell’intera generazione a quello di alcune città particolari. Il cuore della questione è ancora il rifiuto a fronte delle «opere potenti» compiute.

I rimproveri a Corazin e Betsaida, appaiono un po’ sorprendenti per il lettore di Matteo, che fin qui non le aveva mai sentite nominare, diversamente da Cafarnao, più volte citata come sede di opere miracolose da parte di Gesù.

Ma dal punto di vista narrativo, questo serve a dar forza a un messaggio preciso che l’evangelista intende comunicare a conclusione della prima parte del suo Vangelo: la prima fase della predicazione di Gesù a Israele ha incontrato un decisa resistenza.

Cafarnao, Corazin e Betsaida non accolto l’annuncio del Regno, per questo su di loro incombe un giudizio terribile ed estremamente severo.

Se nella predicazione profetica a subire un simile processo erano le città straniere a Israele, ora sono proprio le città della Galilea a sentirsi predire una sorte infelice, oltretutto vedendosi messe a confronto con nazioni pagane.

Ma qual è la loro colpa, in definitiva? Non hanno riconosciuto che le opere potenti di Gesù erano un invito al ravvedimento, ne hanno avuto esperienza diretta e ripetuta, ma questo non ha fatto sorgere in loro la domanda decisiva sull’identità di Gesù.

Questa sordità a fronte di tanta grazia è perfino più grave di tutti i peccati di Tiro, Sidone e Sodoma. 

C’è da domandarsi se le parole di Gesù non siano in contrasto con l’annuncio della Misericordia, ma va ricordato che egli continuerà a predicare e guarire proprio in quelle città, mostrando loro che non vengono mai meno l’occasione della conversione e l’offerta della salvezza.

La durezza delle parole, la forza della scossa che quelle città ricevono, funzionano dunque da segnale più che da effettiva e definitiva predizione, come un’allerta a tono altissimo per rivelare il pericolo effettivo e niente affatto remoto.

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Fonte: il sito di don Cristiano

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