don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 12 Ottobre 2020

Amori fragili

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Note per la comprensione del brano.

Dopo l’insegnamento del Padre nostro, l’evangelista insiste sul tema della preghiera, raccogliendo qui alcune parole a riguardo.

La prima è una parabola che, aprendosi con quel «se uno di voi», chiede immediatamente di prendere posizione immedesimandosi nella situazione.

Il racconto è semplice e non prevede particolari difficoltà interpretative.

Il codice di riferimento sullo sfondo è quello della amicizia ed è in virtù di essa che il primo personaggio si permette di svegliare l’amico a notte fonda insistendo in modo importuno. Sempre in ossequio all’amicizia il secondo non potrà non esaudire la richiesta, per quanto si sottolinei il peso dell’insistenza. L’amicizia ha le sue regole, i suoi diritti e i suoi doveri.

L’amico importuno arriva dunque nel mezzo della notte con una richiesta molto concreta. L’orario è inconsueto: è l’ora dei ladri più che degli ospiti, della paura più che della gioia. Ma può diventare l’ora dell’amicizia e del coraggio.

L’andamento del racconto spinge ad immedesimarsi soprattutto con colui che viene importunato, dandoci conto delle sue buone ragioni per rifiutare l’aiuto: in una casa piccola, fatta probabilmente di un ambiente unico, con la porta chiusa da una spranga, aprire avrebbe significato svegliare la famiglia intera, coi fastidi che ne sarebbero venuti.

Il finale del racconto fa trionfare l’ospitalità insieme alla «sfacciataggine-sfrontatezza» – così il testo – di quell’uomo. Non viene però offerta alcuna applicazione concreta della parabola. Qual è l’insegnamento? Che Dio dà in base a quanto lo si importuna? Oppure che è importante chiedere pregando senza esitare e senza timori?

I detti successivi sembrano andare nella seconda direzione, invitando a cercare, chiedere, bussare nella certezza dell’esaudimento. Non vi è alcuna specificazione riguardo a cosa e come chiedere, se evitare beni materiali preferendo quelli spirituali o viceversa. Solo è affermato che vi sarà una risposta certa.

I discepoli devono pregare nella convinzione che il Padre non ha altro desiderio che offrire ai suoi figli cose buone e che mai, per alcun motivo, risponderà loro in modo da ferirli o addirittura metterli in pericolo di vita.

Usando un procedimento «a minori ad maius» Luca fa notare che se l’umanità, capace di male, sa compiere atti buoni, il Padre, che è solo bene, non potrà che colmare sempre e solo di benevolenza i suoi figli.

Quel che Dio darà sarà anzitutto lo Spirito. Luca lo sottolinea in polemica con la preghiera ingenua che attende l’esaudimento di richieste qualsiasi, ma anche per affermare che è lo Spirito il dono per eccellenza.

È accogliendolo, infatti, che si riconosce Dio come Padre, imparando così a trattare l’altro come fratello e sorella, accogliendolo e curandolo anche nei suoi bisogni materiali. Luca non contrappone dunque beni spirituali a materiali, ma invita a vivere il rapporto coi secondi nella logica dello Spirito.

Spunti per la riflessione sul testo.

Non si riesce sempre a dare cose buone alle persone che si amano. Si vorrebbe ma non si riesce, per mille ragioni diverse, legate alle circostanze, a noi stessi, ad altri.

E fa un male tremendo quando si è costretti ad accettare di non potere o sapere dar loro ciò di cui avevano bisogno.

Per non parlare delle volte in cui addirittura si fa loro del male, anche solo involontariamente.

Una delle contraddizioni più dure da digerire della nostra vita: vedere che l’amore senza misura che abbiamo nel cuore si scontra con ostacoli e limiti, interiori ed esteriori.

Amiamo intensamente ma le nostre azioni, a volte, sembrano contraddirci.

E Dio me lo immagino proprio nel mezzo di tutto questo.

Non a margine, come uno che mette le pezze ai buchi e che corregge gli svarioni, spadroneggiando sullo spazio della nostra libertà, bensì in mezzo, preso anche Lui in prima persona dal dramma di vedere molti dei propri figli e delle proprie figlie non avere ciò che spetta loro, senza poter far altro.

Perché se l’amore di Dio è forte di questa fragilità, ogni nostro amore sincero è un frammento del Suo, proprio dentro le contraddizioni.

E così Lui è il Dio della Vita, di questa nostra Vita, compagno intimo di questo essere soltanto uomini e donne.

Allora sì che cercare, chiedere, bussare hanno ancora e sempre un senso.

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