don Cristiano Mauri – Commento al Vangelo del 1 Marzo 2021

 Un passo indietro.

Il commento al Vangelo del giorno di don Cristiano Mauri.

Ci troviamo all’interno del cosiddetto «Discorso della pianura» del Vangelo di Luca, in una sezione il cui tema principale è il comando dell’amore, proposto in diverse declinazioni: l’amore per i nemici, il rifiuto della violenza, la regola aurea, l’appello alla misericordia, la condanna del giudizio e l’invito a donare.

A far la parte del leone è il verbo agapáo («amare») con il quale Luca raccoglie un insieme di significati: andare incontro al bisogno altrui in modo disinteressato; attendere la risposta dell’amato nel primo innamoramento; conoscere secondo l’amore; rispettare la personalità altrui.

Un termine denso e ricco al quale l’evangelista dà un preciso spessore teologico e una particolare articolazione affermando l’amore di Dio come capace di amare anche gli ingiusti e i malvagi senza condizioni.

I discepoli di Gesù devono perciò coltivare anzitutto la relazione con il Padre, per comprendere e sperimentare la grandezza del suo Bene e farne, così, la propria regola di vita e di relazione con il prossimo.

Dentro questo contesto si collocano i due insegnamenti del brano odierno: la misericordia e la rinuncia al giudizio dell’altro.

Diversamente da Matteo, Luca non parla di perfezione («Siate perfetti come il Padre vostro celeste» Mt 5, 48) ma anche la sua formulazione richiama il principio dell’imitazione di Dio, rimandando a Lv 19, 2 («Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo»).

Dei due attributi principali tradizionali di Dio – santità e misericordia – Luca sceglie il secondo, riferendosi al trasporto intimo e pietoso con cui Dio guarda coloro che si rivolgono a lui chiedendo aiuto. Il capitolo 15, con le parabole della misericordia, darà forma alla visione di Luca della compassione divina.

All’imitazione della misericordia del Padre, viene aggiunta la rinuncia ad ogni forma di giudizio sull’altro. In particolare, il Gesù di Luca esige che non si pronuncino «condanne» sul prossimo, cioè sentenze definitive e inappellabili.

Il rischio per il discepolo che ha principi saldi è dietro l’angolo: sostituirsi a Dio per saggiare la bontà della vita altrui. Si tratta invece di sapere “giudicare ogni cosa”, cioè distinguere ciò che è bene da ciò che non lo è, operando un discernimento sulle situazioni, le azioni e i contenuti, ma nella prospettiva di salvare sempre le persone.

L’immagine del premio finale va interpretata attentamente. Il credente non deve praticare la misericordia per l’egoistico obiettivo di salvarsi l’anima, ma per la amorosa ragione d’aver incontrato e conosciuto la benevolenza divina in Cristo Gesù.

La pratica della misericordia e la rinuncia al giudizio sono delle concrete professioni di fede nel Padre di tutti che, anche nell’ultimo giorno, non smetterà di elargire bontà senza fare i calcoli, come quel commerciante che riempie la misura di grano, la scuote per pareggiarla e ne aggiunge finché deborda, con generosità.

Spunti per la riflessione sul testo.

Fa’ un passo indietro se vuoi farti prossimo.

La misericordia è un passo indietro.

Non così lungo da impedire di amare, ma abbastanza per non correre il rischio di calpestare l’altro restituendo il male ricevuto.

Fa’ un passo indietro e sospendi il giudizio.

Non tanto da confondere male e bene, ma quanto basta per non invadere il campo misterioso della coscienza altrui.

Fa’ un passo indietro e non condannare.

Non troppo da non distinguere le responsabilità, ma quel che serve per lasciare sempre e comunque lo spazio del riscatto.

Fa’ un passo indietro se vuoi farti prossimo.

E quello spazio lasciato vuoto colmalo di ogni benevolenza, pazienza, comprensione, compassione, speranza, fiducia e stima. Poi scuoti, pigia e aggiungi ciò che manca.

Come fa con te il Padre nostro. […] Continua qui…

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