don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 7 Maggio 2021

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L’amore di cui Dio ci fa dono è un amore che allarga continuamente l’orizzonte delle proprie appartenenze.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli atri, come io vi ho amati. Ecco l’orizzonte nuovo verso cui tendere e non già quello di un comando impossibile.
Gesù non dice semplicemente: amate. Amare non basta, a volte può diventare un sentimento vuoto. Molto spesso l’amore umano è un amore che prende, è la mia povertà che va in cerca dell’altro per guarire la a solitudine, per illuminare le mie notti buie. Gesù non dice neanche: amate gli altri con la misura con cui amate voi stessi. Questo porterebbe in un gioco pericoloso. Tu non puoi essere misura a te stesso.

L’amore di Dio è un amore che ha tre caratteristiche: la totale e incondizionata dedizione (nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici); la familiarità confidente (tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi), la gratuità (non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi). È ricchezza in cerca di una povertà da colmare, di una solitudine da riscaldare. E perché io potessi imparare il modo di amare di Dio, lui stesso ha assunto la misura umana dell’amicizia: Voi siete miei amici. Dio si è messo alla pari, per essere dentro il gruppo e non al di sopra perché la vita non è ciò che di essa puoi aver imparato, ma ciò che di essa hai scelto di condividere. Dio si abbassa, come farà con Pietro quando, risorto, gli chiederà per la terza volta: Pietro, almeno mi sei amico? (Gv 21,17).
E’ facile innamorarsi, meno facile amare. Nell’innamoramento il centro di tutto è ancora l’io, l’individuo cerca più se stesso che l’altro: l’altro è cercato in risposta ad una mia domanda. L’amore comincia a maturare quando si praticano due atteggiamenti di fondo: il rispetto dell’altro e la promozione dell’altro.

Rispetto è non voler catturare l’altro all’interno del proprio orizzonte di senso. E’ accogliere la libertà dell’altro, valorizzare, stimare ciò che lo rende differente da noi. La promozione dell’altro, invece, consiste nello scoprire i suoi doni, la sua vocazione nascosta e aiutarlo a realizzare tutto se stesso, anche se questo non risponde alle nostre attese.

Ci viene annunciata una pienezza di vita ma anche qualcosa che appare come il suo contrario: il sacrificio.
Non c’è amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Amore, gioia, dolore. Parole paradossali. Perché queste due esperienze che secondo noi si escludono? Perché la strada di Dio che da padre si fa amico, da Signore si fa amico per mettersi al mio fianco, passa necessariamente attraverso un’esperienza di espropriazione e di decentramento.

L’amore di Dio nei nostri confronti non è la risposta al nostro amore. L’obiettivo dell’amore di Dio è la vita, quella nostra. Neppure l’essere riamato è il suo scopo. Il cammino parte da Dio, passa attraverso Gesù Cristo e poi si perde in noi, si dimentica dentro la vita che inizia a dilatarsi per coinvolgere ancora altri. Non un’esperienza di reciprocità bensì di circolarità.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM