don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 26 Agosto 2020

Pensieri e sentimenti da passare al vaglio sotto la luce del Vangelo.

C’è un viaggio da percorrere, verso il proprio interno e lì passare al vaglio sentimenti e pensieri del nostro cuore, non prendendo se stessi come criterio di discernimento ma ciò che il Signore ha chiesto.

Gesù si scaglia aspramente contro quegli atteggiamenti di facciata che finiscono per nascondere una povertà né riconosciuta né accolta e per questo non trasformata. Il bianco che vorrebbe alludere a una esperienza di candore, in realtà, ha molto più a che fare con l’esperienza della morte che con quella della pulizia. È un bianco che vorrebbe far credere che tutto è in ordine e vitale, ma è solo una inutile copertura. L’eccessiva cura dell’immagine è direttamente proporzionale alla morte che portiamo nel cuore. Tuttavia, se è possibile trarre in inganno gli uomini, non così Dio, il quale non guarda l’apparenza ma il cuore.

Il rischio da cui siamo messi in guardia è quello di vivere il rapporto con la fede come una sorta di imbellettamento, un’operazione di facciata, lasciando poi libero corso a tutto un altro sistema di vita che è agli antipodi rispetto alla fede professata. Il problema non è avere o meno scheletri nell’armadio: si tratta piuttosto di riconoscere la propria personale connivenza con opere di morte. Non è coprendo che si affrontano i problemi ma permettendo al Signore di entrare nei nostri personali sepolcri e portare l’aria nuova del vangelo.

Vale lo stesso per quanto riguarda il voler prendere le distanze da ciò che è stato compiuto nei confronti dei profeti: come se bastasse costruire loro dei monumenti per sentirsi esenti dal personale percorso di conversione che il Signore chiede di intraprendere. Noi non siamo migliori dei nostri padri: poco o tanto abbiamo anche noi le nostre responsabilità.


AUTORE: don Antonio Savone
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