don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 25 Agosto 2020

Non c’è più religione…

Questa battuta che sulle nostre labbra tradisce lo stupore di fronte ad una realtà che si presenta altra rispetto a dei canoni convenzionali, rilegge molto bene lo sconcerto di scribi e farisei di fronte a tanti atteggiamenti di Gesù e dei suoi discepoli che risultavano addirittura scandalosi (cfr. il suo stare a tavola con pubblicani e prostitute).

Tanto della loro esistenza era regolato da norme puntigliose, osservate le quali si aveva la garanzia di una sorta di salvezza acquisita: come se tutto dipendesse dall’aver osservato o meno quelle regole. Questo modo di intendere le cose aveva a tal punto strutturato tutto di loro da aver perso di vista ciò che davvero Dio aveva chiesto: le tradizioni di uomini avevano finito per soppiantare il comandamento di Dio fino ad eluderlo nonostante Mosè avesse chiesto di non aggiungere nulla a quanto Dio aveva chiesto. Tentazione sempre più ricorrente soprattutto quando Dio sembra non confermare con segni di forza la certezza della sua presenza. Quando Dio sembra assente è forte il bisogno di assolutizzare riti, precetti, norme che – ahimè – nulla hanno a che spartire con lui.

La trappola religiosa – la tentazione per antonomasia – è sempre dietro l’angolo per ogni generazione di credenti che finiscono per credere che il mondo di Dio coincida con l’apparato religioso. E chi ovviamente non si attiene a quella osservanza è ipso facto escluso da una possibile relazione con Dio. Così si finisce per sovvertire il senso di quell’invito di Gesù a cercare anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia con un battesimo di civiltà, istituzioni e persone che sembrano poter garantire l’edificazione del regno. Ecco la trappola religiosa sempre di nuovo incombente: si può arrivare a rifiutare Dio proprio nel momento stesso in cui si crede di rendergli culto. Difficile discernere, allora, tra un integralismo che passa per fedeltà e vera intelligenza di ciò che Dio chiede a noi qui e ora.

Da non dimenticare che le parole di Gesù non sono rivolte a indifferenti bensì a uomini che avevano fatto della religione il loro sistema di vita. Pertanto doveva destabilizzare non poco quel nuovo modo di stare nella vita introdotto da Gesù se scribi e farisei si muovono da Gerusalemme per chiedergli il motivo di un certo rifiuto di alcune osservanze. Come doveva scompaginare non poche certezze quel suo modo di leggere le cose da una prospettiva altra. Secoli e secoli di tradizioni buttate all’aria da uno che aveva la pretesa di essere addirittura il Figlio di Dio, il suo Cristo. Davvero non c’era più religione…

 

La destrutturazione operata da Gesù non è per partito preso o per prurito di anarchia. È ben consapevole che in gioco c’è altro e che la vita non sempre coincide con un ordinamento giuridico o con una architettura istituzionale. La sua preoccupazione non è la riforma del sistema così da esprimere una religione più pura. A lui sta a cuore che dentro o fuori una tradizione religiosa si diventi capaci di discernere ciò che davvero piace a Dio: “Religione pura e senza macchia è soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo”.

La religione su cui Gesù fa leva risiede tutta nel rapporto che riusciamo a stabilire tra il nostro cuore e quello dei fratelli. Il sì o il no dell’uomo a Dio non passa attraverso una qualche forma di galateo religioso o di usanza umana… ma attraverso la pratica della giustizia e della fraternità. Essere religiosi è questione di farsi carico della storia di chi non ha storia, proprio come ha fatto Dio con il suo popolo.


AUTORE: don Antonio Savone
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