don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 23 Agosto 2020

La scena doveva essere di quelle che abbiamo vissuto sui banchi di scuola allorquando, interrogati dal prof, facevamo a gara a chi azzeccava la risposta esatta prima dei compagni. “Prof, posso dirla io? Io la so. Prof, posso dirla io? E dai, prof”. Pur di smarcare gli altri ci ritrovavamo ad alzar la mano, al alzar la voce, a metterci in piedi, a salire sulla sedia perché il prof rivolgesse a noi la sua attenzione. Una cosa simile quel giorno in quella strana aula di Cesarea di Filippo. Me li immagino gli undici: se qualcuno un giorno non esiterà a pretendere un posto in prima fila chiedendo di sedere uno a destra e l’altro a sinistra nel regno, figurati  come avranno sgomitato pur di riportare il trofeo della risposta giusta: “Elia. Giovanni Battista. Uno degli antichi profeti”. Nel gruppo, si sa, c’è sempre quello che deve avere la meglio e se per farlo riesce pure a mettere alla berlina il compagno che finora, insomma, non è che ci abbia fatto proprio una bella figura, tanto di guadagnato.

Pietro – povero Pietro – se ne stava nell’angolo, stavolta all’ultimo banco. Ne aveva incassate diverse: aveva voluto camminare sull’acqua e niente, si era trovato sommerso dalle onde; pensava di essere stato garbato sul Tabor con la questione delle tende e, invece, “non sapeva quello che diceva”; credeva di essere stato piuttosto largo nel proporre di perdonare fino a sette volte e, per tutta risposta, s’era visto decuplicare la posta in gioco; sapeva di essere uno dei più esperti pescatori e, invece, aveva dovuto apprendere che si può pescare anche quando tutto consiglierebbe che non ne vale la pena e lo aveva appreso da uno che sapeva di parole ma non certo di pesci. E tra non molto, come se non bastasse, misurerà con mano l’inconsistenza delle sue promesse da marinaio. Ce n’erano di motivi per starsene buono buono in fondo, dietro tutti. Lasciali fare, lasciali che stavolta siano loro ad esporsi.

“Ma voi…”.

Finché si era trattato di riportare il sentito dire, nessun problema. Ad un tratto, però, lo zoom aveva messo a fuoco proprio lui: “Ma voi…”, cioè “Ma tu…”. “Chi sono io per te?”. Le gambe tremano, probabilmente, la voce è incerta, forse, ma il cuore è sicuro: “Tu sei tutto per me. Sei colui che non avrei mai immaginato scegliesse proprio me. Sei il Cristo”. Chissà, forse stavolta i compagni avrebbero voluto prendersi l’ultima rivincita mettendo alla berlina la risposta di Pietro. Forse erano pronti a farsi una bella risata sicuri com’erano che non l’avrebbe azzeccata. E, invece, stavolta si ritrovano essi nell’angolo.

“Tu sei Pietro…”.

Chissà come saranno suonate solenni queste parole che nessun calcolo umano avrebbe mai potuto ipotizzare. A Pietro che era diventato l’ultimo della classe per le tante figuracce fatte, viene riconosciuto di essere l’unico che s’era lasciato ammaestrare dal Padre stesso. Chapeau. Nei vari ambiti della vita possono valere i suggerimenti e talvolta addirittura le copiature. Non così nella fede: la risposta la dà ognuno per sé e non certo per sentito dire. E, di solito, la si dà quando meno te l’aspetti. L’esame, infatti, cade sempre nel giorno della smentita e del fallimento, quando, forse, risulteresti il meno preparato. Non è forse vero che sono proprio quelli i momenti che più manifestano ciò che di più autentico portiamo nel cuore? Ci sono frangenti che valgono un’intera esistenza perché ci consentono di esprimere le ragioni stesse del vivere. Risuonano ancora nelle mie orecchie le parole del bimbo di Ischia – 7 anni appena – che si ritrova a confessare: “Io sono la prova che Dio esiste”. E chi glielo ha detto? Dove lo ha appreso? In un’aula di catechismo? Non credo.

“Beato te, perché né la carne né il sangue te lo hanno rivelato ma il Padre mio che sta nei cieli”. Gli eventi della vita e il nostro modo di affrontarli sono essi a rivelare quanto stiamo consentendo al Padre stesso di ammaestrarci con la sua grazia.

La risposta vera – non già quella esatta – emerge solo quando, riposti i libri, fai parlare la vita. Prova a dire cosa ti è successo quando mi hai incontrato.


AUTORE: don Antonio Savone
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