don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 5 Aprile 2022

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INNALZATI CON CRISTO NELLA VERITA’


AUTORE: don Antonello Iapicca FONTE: Newsletter SITO WEB CANALE YOUTUBE

 In questo tempo durissimo e pieno di incognite forse stiamo scoprendo di guardare alla croce che appare nella vita come a una maledizione, e sentiamo, irrefrenabile, l’impulso a liberarci dalla sofferenza. Apparteniamo al mondo, siamo di quaggiù, le logiche di lassù non le comprendiamo. Quante volte lo abbiamo cercato senza trovarlo? Perché lo abbiamo cercato nelle nostre concupiscenze, mentre ci facevamo giustizia, increduli che “Io sono” è amore sino alla fine, sino al nemico. 

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Per questo il Signore ci dice che “non possiamo andare dove egli va”. Non possiamo seguirlo sulla via della Croce, l’assurdo ci spaventa, il dolore ci annichilisce. Dietro a ogni rifiuto della Croce vi è sempre l’incredulità cinica di chi non ha conosciuto Colui che libera dagli inferi: “se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”. La tomba ci fa paura, e, se una lapide decreta la fine, siamo condannati a lottare con tutte le forze per allontanare il più possibile la morte. Mentre dimentichiamo che la morte che davvero fa paura è quella che potrebbe incontrarci nei nostri peccati.

La morte di chi non sa chi è Gesù, di chi lo rifiuta chiuso nella superbia. Ma si avvicina la Pasqua per rinnovare il prodigio: i peccati nei quali siamo morti, quelli che si ripetono giorno dopo giorno come gocce che scendono da un rubinetto mal chiuso, “innalzano” per noi Cristo davanti ai nostri occhi. E’ questo l’assurdo che può trasformare la nostra vita: nell’amore sconvolgente di Dio, il peccato diventa lo strumento per conoscere e sperimentare che Gesù è “Io sono”, ovvero Dio Onnipotente.

I nostri fallimenti, le paure, la Croce che abbiamo preparato per Lui sono anche oggi il modo folle attraverso il quale Dio ci viene incontro per offrirci una roccia su cui appoggiare la nostra fede: morti nei peccati, nei peccati possiamo incontrare la vita. La maledizione che tante volte abbiamo lanciato contro la nostra storia ha crocifisso “Io sono”. E Lui era lì, a lasciarsi “innalzare”, perché sapeva bene che solo “allora” lo avremmo riconosciuto. Guarda bene la tua vita, e conta quanti giudizi, quante menzogne, quante porcherie nascoste nel cuore ti ha perdonato. Perché sei ancora vivo? Perché oggi puoi ancora ascoltare una Parola che ti chiama a conversione? Perché hai ancora una possibilità per non distruggere del tutto il matrimonio, per riconciliarti con tuo figlio?

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Perché c’è ancora una Pasqua che ti aspetta per ridarti la vita? Perché il Signore “non ha mai fatto nulla da se stesso, ma come gli ha insegnato il Padre ha parlato” annunciandoci la verità. A differenza di tutti noi “ha sempre fatto le cose gradite al Padre”, sino a donarsi sulla Croce. Convertiamoci allora, e fissiamo il crocifisso. Non è stato suicidio, ma il dono più grande; su quel legno erano scritti i peccati nei quali siamo andati a morire, noi sì suicidandoci… ma se alziamo gli occhi – che significa pregare, digiunare, fare elemosina, accostarsi ai sacramenti e ascoltare umilmente la Parola di Dio, e andarci a riconciliare con i fratelli – scopriremo Gesù “innalzato” al centro della nostra vita per strapparci alle cose di quaggiù e insegnarci a pensare a quelle di lassù. 

Proprio dove più dura è la sofferenza e più forte è il desiderio di sfuggirla, sperimenteremo allora che Lui è Dio, e che il suo amore è più forte del peccato che ci schiavizza. “Io sono” ci attende sulla Croce per farci “essere” con Lui. Rinneghiamo noi stessi e lasciamoci “innalzare” con Lui. Solo allora, nella nostra umiliazione per amore, chi ci è accanto “saprà” che Dio è amore, che in Lui si può ricominciare. Così, crocifissi con Cristo, potremo finalmente “andare dove Lui” ci ha preceduto per prepararci un posto, compiendo la volontà di Dio. Al Padre, infatti, è gradita una famiglia santa, sposi, genitori e figli che si amano, come una comunità cristiana che vive nella comunione, sperimentando che con Cristo “non siamo mai soli”.