don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 18 Marzo 2020 – Mt 5, 17-19

NELLA CHIESA IL NOSTRO DEBITO E’ CONDONATO

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Nulla di noi è marginale. Tutto ci è donato per essere “compiuto”, “riempito trabocchevolmente” secondo il greco originale. Ogni istante è come uno yod (iota in ebraico), la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico, ma decisiva per definire il significato di molte parole simili, fondamentale per conferire il senso compiuto alle frasi, legando il passato al futuro. La nostra vita è una raccolta di yod disseminati sul cammino di salvezza pensato e donato da Dio, una storia (il passato) che si fa presente come un grembo fecondo e gravido nell’attesa del compimento. Invece, per l’inganno dal demonio, gli yod ci appaiono come piccoli, fastidiosi e insignificanti ostacoli da evitare.

E così, fiaccati dalla superbia con cui tralasciamo i particolari nei quali allenarci ad amare, nascosti nell’ipocrisia dei grandi ma effimeri slanci, ci spaventiamo e fuggiamo ogni volta che sbattiamo contro i muri issati da chi ci è accanto. Chi trascura il “precetto minimo” scivolando sulle innumerevoli occasioni di donarsi, si ritroverà con un “amore minimo”, impreparato per fare fronte ai “grandi” bisogni del prossimo. Colui che, nella pretesa satanica di farsi dio e decidere cosa sia importante, “insegna agli altri” a essere sciatti e superficiali, sarà “considerato minimo nel Regno dei Cieli”. In esso, infatti, è “grande” chi il mondo considera piccolo, ovvero il povero, il debole e il peccatore, il ladro e la prostituta. 

Questi, avendo conosciuto e accolto il “grande” amore che li ha perdonati, sono capaci di “insegnare agli altri” a non trascurare nessuna “minima” occasione per convertirsi. La superficialità si risolve sempre in un deterioramento della Verità, come quando un quadro è attaccato dal tempo: i colori si sbiadiscono, scompaiono le sfumature, anche i contrasti perdono vigore, e alla fine il dipinto è ormai diverso dall’originale. E tu, quale yod stai trascurando? Su quale dettaglio stai sorvolando? La vita è come un orologio, non puoi dimenticare di aver cura di ogni suo pezzo; basta che una minuscola coroncina si rompa, si usuri o si perda e l’orologio non funziona più. Hai per caso dimenticato di oliare qualche meccanismo e l’orologio sta dando i numeri, correndo il rischio di arrivare in ritardo all’appuntamento decisivo?

Da quanto tempo non chiedi a tua figlia come va, se si sente emarginata per il suo corpo, se ha paura di mangiare? Stai tralasciando i particolari nel rapporto con la moglie senza accorgerti della complessità che questo suppone? Attento, ti stai preparando la crisi con le tue mani. Il demonio gioca sempre negli spazi stretti e apparentemente irrilevanti della quotidianità per farci perdere, giorno dopo giorno, il “grande” amore nel quale e per il quale siamo stati creati. Per questo abbiamo bisogno di un abile “restauratore”, che riporti alla luce ogni particolare nascosto dall’incuria, così che il “quadro” della nostra vita torni allo splendore originale. Abbiamo bisogno di Gesù, che, “dando compimento” a tutti i precetti, “restauri” l’immagine originale dell’uomo creato da Dio. Innalzato sulla Croce ci attira tutti nel suo compiere lo Shemà, pienezza della Legge, “restaurando” così in noi la capacità di amare in ogni circostanza. Sulla Croce ha ricevuto l’aceto dei nostri peccati come l’ultimo yod necessario perché tutto sia compiuto; quindi ha reclinato il capo e, spirando, ci ha inondato del suo Spirito. Una volta liberati dai peccati ci ha riempiti trabocchevolmente della sua vita.

Da quel momento, nella nostra storia non vi è più nulla da mettere tra parentesi, rifiutare e buttar via, perché in tutto, anche in una malattia incurabile, anche in un lavoro routinario, vibra l’amore “riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”. In questa Quaresima siamo chiamati a convertirci, a cambiare il modo di pensare e guardare la nostra vita, imparando a curare i dettagli riscattati dalla routine banale del peccato, senza smettere di fissarne l’insieme. Concretamente, ciò significa “compiere” la volontà di Dio che si rivela in ciascuno dei suoi “comandamenti”. Questi, infatti, declinano il suo amore in ogni dettaglio dell’esistenza, abbracciando in uno sguardo di misericordia ogni millimetro della nostra vita, lavare i piatti e presiedere un consiglio di amministrazione non fa differenza, perché sia vissuta con serietà e responsabilità. 

Per questo, “finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure un iota o un segno senza che tutto sia compiuto”: alla fine del mondo, della vita di ogni uomo, non resterà neanche un frammento, neppure il più piccolo, senza che l’amore di Dio lo abbia raggiunto per salvarlo e dargli il compimento pensato dalla sua volontà.


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