don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 18 Maggio 2020

LO SPIRITO DI VERITA’ CI TESTIMONIA L’AMORE DI CRISTO PER NOI RENDENDOCENE TESTIMONI

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Esiste una certa forma di intendere e vivere la religione tipica di chi non ha mai conosciuto Dio e il suo Figlio Gesù Cristo, e “lo vuole uccidere, credendo così di rendere culto a Dio”. San Paolo scrive: “chi non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene”. Non conta essere circonciso e appartenere al Popolo eletto, come non basta essere battezzato. Appartenere a qualcuno implica la sua conoscenza, che, secondo la Scrittura, significa una rapporto esistenziale profondo, quale è l’amore sponsale: una conoscenza che coinvolge l’intero essere. Lo Spirito Santo Consolatore inviato da Cristo dischiude la soglia di questa conoscenza e rivela così la Verità: uno Spirito, una Verità. Conoscere la Verità significa essere ricolmi del Consolatore e permanere nell’intimità divina. Si tratta di un’esperienza esistenziale, una conoscenza da cui sgorgano, “naturalmente”, una visione delle cose, un discernimento e un agire conseguenti. Chi non ha lo Spirito di Cristo, ovvero non ha la sua vita dentro, non vive da figlio di Dio. Non assomiglia a suo Padre perché “non lo conosce”.

Anche se profondamente religioso, anche se teologo o impegnato come nessun altro nel sociale. Anche se anima le messe parrocchiali e fa catechismo ai bambini. Anche se è onesto e paga le tasse, e rispetta il codice della strada. Anche se è fedele a sua moglie e dialoga con i suoi figli. Conoscere il Padre e il Figlio implica aver ricevuto dall’alto lo Spirito Consolatore e vivere nella Verità, la più assurda, quella sulla quale tutti inciampano e si scandalizzano: la Verità che risplende sulla Croce dove Gesù ha rivelato suo Padre. Chi “ha conosciuto” il Figlio “è stato con Lui sin dal principio” della propria vita nuova che ha avuto inizio sulla Croce ne riconosce le sembianze d’amore nei fatti della storia. La Croce, infatti, disegna la vita di Cristo, e chi gli appartiene vive con Lui crocifisso, come un morto in questo mondo perché la sua vita è nascosta con il Signore in Dio. Chi è di Cristo “conosce” intimamente la Verità della Croce, il segreto di un’intimità che ogni istante vince la morte, che fa vivere ogni situazione, anche le più terribili, dolorose e fallimentari, come un passo verso il Cielo. Chi appartiene a Cristo ripete nel suo intimo in piena confidenza il grido dello Spirito Santo sgorgato all’apice dell’angoscia del Getsemani: “Abbà, Papà”. Lo Spirito ha condotto la sua natura umana a compiere la volontà del Padre, custodendo in essa la Verità che prevedeva la Croce. 

Si tratta di una conoscenza reale, esistenziale, che si realizza sull’aspro terreno del Giardino degli Ulivi, il crinale decisivo, la soglia fondamentale che Gesù ha attraversato con la sua carne, introducendola nell’obbedienza alla volontà di Dio, diversa e in antitesi a quella umana, pienezza dell’intimità di amore con suo Padre: “Questo entrare nella volontà di Dio non è un’opposizione a sé, non è una schiavitù che violenta la mia volontà, ma è entrare nella verità e nell’amore, nel bene. E Gesù “tira” la nostra volontà, che si oppone alla volontà di Dio, che cerca l’autonomia… Gesù “tira” in alto la nostra volontà, tutta la nostra avversione contro la volontà di Dio e la nostra avversione contro la morte e il peccato, e la unisce con la volontà del Padre: “Non la mia volontà ma la tua”. In questa trasformazione del “no” in “sì”, in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Egli trasforma l’umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro “no” ed entrare nel “sì” del Figlio. La mia volontà c’è, ma decisiva è la volontà del Padre, perché questa è la verità e l’amore” (Benedetto XVI). 

Coraggio fratelli, possiamo oggi entrare finalmente nella Verità, e abbandonare ogni ipocrisia nel matrimonio come in qualunque altro frangente della nostra vita. Nella Chiesa, infatti, possiamo entrare in questo “movimento” del Signore e passare dal nostro “no” al “sì” libero del Figlio alla volontà del Padre. Perché la Verità si incarna sempre nella libertà di chi ha “conosciuto” l’amore di Dio, e lo sa riconoscere nella persecuzione di chi, arroccato sugli schemi religiosamente corretti, si “scandalizza” di fronte alla Croce. Anche a noi accadrà come a Gesù: ci insulteranno, rifiuteranno, emargineranno perché non potranno accettare che l’amore accetti l’ingiustizia, paghi e senza giudicare, si lasci rubare lo stipendio, perdoni le ingiurie e non si difenda dalle calunnie. Anche oggi incontreremo qualcuno che, anche in parrocchia, darà voce alla tentazione del demonio che cercherà di dissuaderci dal nostro modo vivere mettendo Dio al di sopra di tutto, del lavoro, della scuola, degli stessi affetti; non vi “scandalizzate”, per la religiosità mondana i “cristiani” sono eretici come Gesù! Ci “scacceranno dalle sinagoghe”, insinuandoci il dubbio che con la nostra vita non stiamo “dando culto a Dio”. E’ molto sottile questa tentazione, con cui il demonio cerca di rubarci la primogenitura. Coraggio, perché il Signore ce lo annuncia e profetizza “prima che avvenga” perché ci abbandoniamo a Lui, aprendo il nostro cuore allo Spirito Santo che, proprio sulla Croce, “renderà testimonianza” dell’amore di Dio a tutti. 


AUTORE: don Antonello Iapicca
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