don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 18 Febbraio 2020

SULLA BARCA DELLA CHIESA PER COMPRENDERE L’AMORE DI DIO E ABBANDONARE L’IPOCRISIA

“Comprendiamo” quello che sta accadendo? Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida” (Papa Francesco). Il mare solcato dalla barca di Gesù si tinge dunque di rosso, e noi? Ci giunge oggi il grido dei fratelli che hanno offerto la vita per amore a Lui? Riesce a scartavetrare le pareti del cuore levigate come il marmo di una tomba? La loro testimonianza ci interroga oppure siamo indifferenti, sedotti dal mondo e dai crampi della fame? Forse cominciamo a sentire un po’ di paura per il pericolo così vicino, ma è cosa molto superficiale, vero? Ti infilerai in macchina o sulla metro e via, dentro un’altra giornata nella quale, come i discepoli saliti sulla barca con Gesù, “discuteremo perché non abbiamo pane”. Mettiamola come vogliamo, dipingiamola con i colori più romantici che abbiamo, ma l’unico problema che ci assilla davvero è “il pane”. Sono anni che non si parla d’altro: crescita, consumi, stipendi, pensioni.

E’ una vita che noi non parliamo d’altro. Per questo ci infiliamo nell’indifferenza come in un’armatura, illudendoci di poterci difendere dal grido dei martiri che si impone dinanzi a noi come un segno di contraddizione della nostra vita. Il loro sangue, infatti, disinfetta la realtà strappando la coltre d’ipocrisia con cui l’abbiamo avvolta. E’ inutile, non potremo fuggire in eterno dalla verità che si cela negli eventi che ci attendono ogni giorno. Anche oggi, che in virtù della testimonianza dei nostri fratelli può essere finalmente diverso dai troppi ieri incartati nell’inautenticità. E’ vero, anche noi come i discepoli “abbiamo dimenticato” di prendere i pani che Gesù ha moltiplicato; abbiamo cioè “trascurato” (secondo l’originale greco) i segni del suo amore nella nostra vita. Quando siamo stati amati, perdonati, curati e rigenerati “quante ceste colme di pezzi abbiamo portato via?”. Tante, e nella sua sovrabbondanza siamo diventati sacerdoti, suore, mariti, mogli, e padri e madri. Quante volte il Signore ha moltiplicato il nostro piccolissimo desiderio di perdonare marito o moglie spingendoci ad umiliarci, e ha così risuscitato un matrimonio ormai spacciato…

“Non vi ricordate quando” vi ho salvati da adulteri, furti, divisioni, peccati spesso gravi, traendo dalle situazioni più difficili e di peccato un’abbondanza di vita impensabile? Sì, lo ricordiamo, eppure il nostro cuore è ancora preoccupato per il pane, perché è una massa “indurita” infettato dal “lievito dei farisei e da quello di Erode”. Siamo fermentati dallo stesso lievito che cortocircuita purezza religiosa e avidità della carne, preghiere e potere, sacrifici e prestigio, digiuni e successo. Siamo schiavi del sogno di una vita diversa che si nutre dell’idolatria perché abbiamo creduto al demonio che ci ha travestiti da dio. E così ci siamo allontanati dalla realtà che nega il carnevale nel quale riduciamo la nostra vita. Per questo, nonostante le esperienze dell’amore di Dio, siamo “ciechi” e “sordi”, e “ancora non comprendiamo” chi Egli sia e come agisca nella storia. 

Ma coraggio, sulla barca che è immagine della Chiesa, basta “un solo pane”, Cristo, l’unico necessario! Possiamo salirvi così come siamo, con il lievito ancora nel cuore, perché in essa vi è Lui, che ha il potere di farci “azzimi” per compiere nella Pasqua la nostra vita. Nella Chiesa, infatti, il Signore ci accoglie nel suo perdono che ci “purifica” sino in fondo, per affrontare con Lui la traversata che è immagine del cammino verso una fede adulta capace di “stare attenta e guardarsi” dal lievito del demonio. Solo essa ci dona il discernimento con cui “comprendere” gli eventi della nostra storia per riconoscere nel sangue dei nostri fratelli la chiamata del Signore ad offrire, in ogni circostanza, la nostra vita per testimoniare il suo amore. Nella certezza che il messaggio insanguinato dei fondamentalisti è l’ennesimo segno con cui Dio chiama i suoi figli a salire sulla Croce uniti a suo Figlio e amare. Anche loro.

Commento a cura di don Antonello Iapicca

Qui l’intervista Rai a don Antonello
Busshozan shi ko 31-1
Takamatsu, Kagawa 761-8078
Japan


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 8, 14-21 In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». Parola del Signore

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