d. Giampaolo Centofanti – Commento al Vangelo del 1 Luglio 2020

Il male vede la venuta del Dio della vita come un tormento. E noi? Se qualche volta abbiamo paura di Dio? Lui sa che non è per cattiveria e ci aiuta con delicatezza ad imparare gradualmente a fidarci di Lui. A credere che Lui vuole il nostro bene spirituale umano e materiale infinitamente più di noi.

Sta dalla nostra parte più di noi stessi. Al tempo stesso ci aiuta a non farci ingannare dal male che proprio per prima cosa cerca di seminare sfiducia in tutto ciò che ci aiuta nella sequela di Dio. Qui i demoni sanno che andando nei porci potranno annientare quella mandria. Toccando tutto il paese sul suo punto debole: l’attaccamento ai beni materiali.

E si direbbe che il piano riesce perché i Gadareni pregano Gesù di andare via. Ma Gesù se permette al male di, apparentemente, prevalere lo fa guardando più lontano. Si innesca infatti tra quegli abitanti un processo nel quale loro vedono chiaramente dove il loro cuore si chiude; gli indemoniati liberati annunceranno il miracolo in tutta la regione e tanti potranno gradualmente aprirsi all’opera di Gesù accogliendolo volentieri quando più in là tornerà da loro.

Così i due poveretti guariti si troveranno ad essere strumenti di quello che nemmeno Gesù avrebbe potuto fare in modo esplicito al posto loro. Certo però agendo spiritualmente in loro. Così quando una persona riceve il dono di una fede profonda e si chiede perché Dio non la doni anche alle persone intorno a lei può intuire nella fede che Dio proprio di lei si può servire per cominciare ad avvicinare quella gente con gradualità e delicatezza.


A cura di don Giampaolo Centofanti nel suo blog.

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