Contemplare il Vangelo di oggi – sabato 14 luglio 2018 – Mt 10, 24-33

Giorno liturgico

Sabato, XIV settimana del Tempo Ordinario

Commento a cura del P. Raimondo M. SORGIA Mannai OP (San Domenico di Fiesole, Florencia, Italia)

«Un discepolo non è più grande del maestro»

Oggi, il Vangelo ci invita a riflettere sulla relazione maestro-discepolo: «Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10,24). Nel campo umano non è impossibile che l’alunno possa superare a chi lo inizia in una disciplina. Esistono nella storia esempi come Giotto, che supera il suo maestro Cimabue, o come Manzoni l’abate Pieri. Però la chiave della grande saggezza sta solamente nelle mani dell’Uomo-Dio, tutti gli altri ne possono partecipare, fino a capirla a diversi livelli: dal grande teologo San Tommaso D’Aquino fino al bambino che si prepara per la sua Prima Comunione. Potremmo aggiungere vari stili ed accessori, però non saranno mai nulla di essenziale che arricchiscano il valore intrinseco della dottrina. Al contrario, esiste la possibilità di sfiorare l’eresia.

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Dobbiamo essere cauti nel cercare di fare combinazioni che possano falsare e non arricchire per nulla la sostanza della Buona Novella. «Dobbiamo astenerci dalle ghiottonerie, pero soprattutto dobbiamo digiunare dagli errori», dice Sant’Agostino. In una occasione mi passarono un libro sugli Angeli Custodi, nel quale appaiono elementi di dottrine esoteriche, come la metempsicosi, e una incomprensibile necessità di redenzione che perturberebbe questi spiriti buoni e confermati nel bene.

Il Vangelo di oggi ci apre gli occhi rispetto al fatto ineludibile che il discepolo sia a volte incompreso, trovi ostacoli o sia addirittura perseguitato per dichiararsi seguace di Cristo. La vita di Gesù fu un servizio ininterrotto in difesa della verità. Se a Lui lo appellarono come “Belzebu”, non è strano che in un dibattito, in un confronto culturale o nei faccia a faccia che vediamo in televisione, ci dicano di essere retrogradi. La fedeltà a Cristo Maestro è il massimo riconoscimento del quale possiamo vanagloriarci: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32).

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Mt 10, 24-33
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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