Commento alle letture di lunedì 27 novembre 2017 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture di lunedì 27 novembre 2017 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

Ha gettato tutto quello che aveva per vivere

Luca chiude il suo Vangelo sulla vita pubblica di Gesù con il racconto della vedova povera che getta nel tesoro del tempio due monetine, tutto quanto aveva per vivere. Questa vedova è prima di tutto vera immagine di Gesù Signore. Lui getta nel cuore del Padre il suo spirito, quanto aveva per vivere. Lo getta perché il Padre lo faccia divenire grazia di salvezza, lo doni come Spirito Santo per l’edificazione del suo tempio che è la Chiesa. San Paolo ci rivela che Cristo tutto ha dato per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo del dono totale di sé. Lui muore perché noi viviamo.

E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno (2Cor 8,7-15).

L’amore non ha paura di morire a se stessi per poter amare i fratelli secondo il cuore di Cristo, nella più pura volontà di Dio, a noi insegnata dallo Spirito Santo. Nell’Antico Testamento vera immagine dell’amore che muore a se stesso per amare secondo Dio, nello Spirito Santo è Rut. Essa rinuncia al suo presente e futuro, alla sua patria e ai suoi dèi, per amare la suocera in un momento di solitudine. A tutto questa donna è disposta a morire, anche alla femminilità di maternità, pur di amare una donna sola.

Noemi insistette: «Tornate indietro, figlie mie! Perché dovreste venire con me? Ho forse ancora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche pensassi di avere una speranza, prendessi marito questa notte e generassi pure dei figli, vorreste voi aspettare che crescano e rinuncereste per questo a maritarvi? No, figlie mie; io sono molto più amareggiata di voi, poiché la mano del Signore è rivolta contro di me». Di nuovo esse scoppiarono a piangere. Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te» (Cfr. Rut 1,1-17).

Quanto è disposto il discepolo di Gesù a dare di se stesso, a dare se stesso per amare? Rut ha dato tutto. La vedova dona tutto. Cristo Gesù dona il suo spirito, il suo corpo, il suo sangue, la sua vita, la sua morte, la sua croce, ogni flagello e insulto. Niente che è suo, rimane suo, perché tutto è dato al Padre. Anche il Padre dona tutta la sua ricchezza divina ed eterna. Dona il Figlio e lo Spirito Santo dalla croce. Nulla potrà più dare. Ha dato tutto se stesso in Cristo e nello suo Santo Spirito. La nostra fede o fa di noi un dono totale in Cristo al Padre, o semplicemente non è vera fede.

Alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci dono di amore totale.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 21, 1-4
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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