Commento alle letture di domenica 3 dicembre 2017 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture di domenica 3 novembre 2017 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

ANTIFONA

A te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso. (Sal 25,1-3)

L’uomo vive attingendo, nella fede e per essa, ogni vita nel suo Dio. Con la fede, per la fede l’uomo confida nel suo Dio e a Lui si affida. Sa che di Dio si può sempre fidare, perché Lui vuole solo il suo più grande bene. Alla croce di oggi Dio farà sempre subentrare la risurrezione di domani.

COLLETTA

O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli.

Cristo Gesù sta per venire. Lo si deve accogliere in pienezza di verità. Qual è la verità del cristiano? È la trasformazione della Parola di Gesù in sua carne, sua vita. Per questo occorre la nostra volontà. La volontà deve essere alimentata dalla grazia. La grazia si chiede senza alcuna interruzione. Attimo per attimo.

PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaia (Is 63,16-17.19; 64,2-7)

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore.

Il profeta Isaia rivela a Dio qual è la sua verità. Lui è nostro Padre. Lui si chiama nostro redentore. Se questa è la verità di Dio, la sua natura – la verità o è natura dell’uomo o non è verità – necessariamente dovrà sempre essere padre e sempre redentore. Dio è immutabile nella sua natura.

Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?

Se Dio è padre e redentore, perché lui lascia che il suo popolo cammini lontano dalle sue vie? Perché lascia che il cuore di tutti si indurisca così da non temere più Lui, che è il padre e il redentore? Evidentemente vi è qualcosa che non va. Le cose non vanno in Dio o non vanno nel suo popolo?

Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.

Ora il profeta annunzia una sublime verità. L’uomo può anche camminare per le sue vie. Può anche indurire il cuore. Chi mai deve abbandonare l’uomo è il padre e il redentore. È Lui che sempre deve andare in cerca dell’uomo per riportarlo al suo amore, alla sua verità, alla sua giustizia. Dio deve essere padre e redentore.

Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie.

Ora il profeta dona la verità dell’uomo. Questi deve essere pieno di fede e confidare nel Signore. La fede e la fiducia attira su di Lui il Signore come il parafulmine attira i fulmini del cielo. Non è certo in Dio che le cose non vanno. È l’uomo che non va. È Lui che ha abbandonato la fede nel suo Signore e Padre.

Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.

Ecco la confessione del profeta. È il popolo che ha peccato. È anche il popolo che si è ribellato al suo Dio. Quali sono i frutti di questa ribellione? Tutti sono divenuti come un panno il impuro, una cosa immonda. Tutti sono avvizziti come foglie. Le iniquità sono come vento che allontano noi dal Signore e da noi stessi.

Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.

Quando le iniquità allontano dal Signore, il volto di Dio scompare dalla nostra vista e non lo si invoca più. Ma può il vento dell’iniquità annientarci? Ecco la preghiera del profeta: Tu, Signore, sei nostro padre e noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, Tutti noi siamo opera delle tue mani.

In questa brano di Isaia c’è tutto il mistero del Natale. Il Signore, il Padre, il Vasaio, il Formatore dell’uomo, manda sulla terra il suo Figlio Eterno perché prenda questo panno immondo e lo rigeneri, gli dia nuova forma, nuova vita, nuova natura, nuova verità. È il mistero vero del Natale.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 79).

Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Il volto di Dio è Cristo Gesù. È il Volto che si è fatto carne, assumendo le sembianze dell’uomo. Il Volto di Dio è il Cristo Crocifisso. Questo volto il Padre dovrà sempre far splendere nel cuore di ogni uomo. Dalla contemplazione di questo volto viene la salvezza dell’uomo. La verità dell’uomo è in questo volto.

Tu, pastore d’Israele, ascolta, seduto sui cherubini, risplendi. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.

Il profeta lo ha rivelato. Le trasgressioni dell’uomo lo rendono un panno immondo, una cosa impura. Lo trasformano in falsità nella sua stessa natura. Al Dio grande, onnipotente si chiede di ascoltare la nostra preghiera. A Lui si chiede di risvegliare la sua potenza e di salvare la sua umanità.

Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

L’umanità è stata piantata da Dio sulla terra. Non può Lui lasciare che essa perisca. Lui deve ritornare. Deve prendersi cura della sua vigna. Come il Signore farà questo? Proteggendo il Suo Messia e rendendolo forte perché possa compiere la sua missione si salvezza e di redenzione.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Donando ogni forza al suo Messia, questi potrà svolgere con frutto la sua missione. Creerà di nuovo la nostra natura, da falsità di peccato ci trasformerà in verità di grazia, da tenebre ci farà luce e mai più ci allontaneremo dal Signore nostro Dio. Ma tutto questo può avvenire per la creazione della nostra nuova natura.

SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 1,3-9)

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.

Ogni grazia e ogni dono discende dal Padre dei cieli, ma è dato per Cristo. Si vive in Cristo e per Cristo. Per ogni grazia che si riceve Dio va sempre benedetto, lodato, ringraziato. Come si ringrazia degnamente il Signore? Mettendo ogni sua grazia a servizio di Cristo Gesù, per formare Lui in ogni cuore.

La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.

I Corinzi credono in Cristo Gesù. Non solo vivono per Lui. Attendono che Lui venga nella gloria. La fede in Cristo, quando essa è vissuta in Cristo, diviene attesa di Cristo. Si attende che Cristo venga per portarci con sé nella sua gloria eterna. Se manca questa attesa, la nostra fede è ancora debole e inferma.

Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.

Ma anche la perseveranza nella fede è grazia di Dio. Per grazia siamo in Cristo. Per grazia attendiamo Cristo. Per grazia perseveriamo nel cammino verso di Lui. Per grazia siamo irreprensibili. Tutto è per grazia e dalla grazia. La grazia non va chiesta solo per noi, ma per tutto il corpo della Chiesa e per l’intera umanità.

Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

Il cristiano può camminare nella storia, andando incontro a Cristo Signore, con una sola verità nel cuore: Dio è degno di fede. In Lui si può credere. In Lui si può confidare. A Lui ci si può affidare. Quanto ha detto, quanto dice lo porta sempre a compimento. Mai è venuto meno in una sola sua Parola.

ACCLAMAZIONE AL VANGELO

Alleluia, alleluia. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. (Sal 84,8). Alleluia.

La misericordia del Signore è la fedeltà ad ogni sua Parola. Lui ha promesso che avrebbe posto inimicizia tra il serpente e la donna, tra la stirpe del serpente e quella della donna. Ora è il momento che questa promessa venga realizzata. Il mistero del Natale è la realizzazione di questa parola di salvezza e di redenzione.

VANGELO – Dal Vangelo secondo Marco (Mc 13,33-37).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Perché si deve attende il momento della nostra morte vigilando? Perché appena entrati nell’eternità vi sarà per noi il giudizio che sarà di beatitudine, ma anche di morte eterna. Se il Signore, venendo, non ci troverà nella sua Parola, nella sua volontà, non entreremo con Lui nella sua gloria. Saremo esclusi per sempre.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”.

Come si veglia? Ponendo ogni attenzione perché cresciamo di grazia in grazia, di verità in verità, di giustizia in giustizia, di obbedienza in obbedienza. Ma se non crediamo nella dannazione o perdizione eterna, mai veglieremo. Senza vera fede, si allargano le porte che conducono all’inferno. È verità universale.

Oggi il cristiano ha cancellato la verità della sua perdizione dalla sua fede. Con quali risultati? Che tutti alla fine saranno accolti nel regno eterno di Dio. Cosa produce la cancellazione di questa verità? La perdita o l’annullamento di ogni altra verità. Muore la Chiesa, la sua grazia, i suoi sacramenti. Nulla più serve.

PREGHIERA SULLE OFFERTE

Accogli, Signore, il pane e il vino, dono della tua benevolenza, e fa’ che l’umile espressione della nostra fede sia per noi pegno di salvezza eterna.

Noi diamo al Signore un poco di pane e un poco di vino. Niente in confronto a ciò che Lui ci dona. Lui accoglie questi doni e li trasforma in corpo e sangue del Figlio suo. Ma basta questo dono per essere salvati per l’eternità? Basta se l’uomo lo trasforma in pegno, impegno, volontà, forza, grazia in vista dell’eternità.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE

Il Signore elargirà il suo bene e la nostra terra produrrà il suo frutto. (Sal 85,13)

Dio e l’uomo, insieme, in comunione, producono il frutto della vera salvezza. Dio e Maria: nasce il Redentore del mondo. Gesù e gli Apostoli: viene dato lo Spirito Santo. La grazia e il cristiano: vengono prodotti frutti di vita eterna. L’uomo mai potrà sottrarre la sua collaborazione nella fede, speranza e carità.

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE

La partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni.

Tutti i sacramenti sono dati perché l’uomo possa raggiungere il regno eterno di Dio. Perché il sacramento produca ciò che significa ha bisogno della collaborazione attiva e responsabile dell’uomo. La Chiesa chiede la grazia di una buona fruttificazione. Il cristiano deve fare sua la preghiera della Chiesa.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 3 dicembre 2017 anche qui.

I Domenica di Avvento – Anno B

Mc 13, 33-37
Dal Vangelo secondo Marco

33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 03 – 09 Dicembre 2017
  • Tempo di Avvento I
  • Colore Viola
  • Lezionario: Ciclo B
  • Salterio: sett. 1

Fonte: LaSacraBibbia.net

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