Commento alle letture del 23 Aprile 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 23 Aprile 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

IL LADRO NON VIENE SE NON PER RUBARE

At 11,1-18; Sal 41; Gv 10,1-10

I disastri non solo spirituali, ma anche materiali causati nel gregge dai cattivi pastori sempre sono stati denunciati dai profeti. Ascoltiamone due di queste denunce: la prima è gridata da Osea, la seconda da Ezechiele. Offrono una chiara idea dei mali generati.

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«Ascoltate la parola del Signore, o figli d’Israele, perché il Signore è in causa con gli abitanti del paese. Non c’è infatti sincerità né amore, né conoscenza di Dio nel paese. Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono. Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l’accusa. Tu inciampi di giorno e anche il profeta con te inciampa di notte e farò perire tua madre. Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e anch’io dimenticherò i tuoi figli. Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in ignominia. Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità. Il popolo e il sacerdote avranno la stessa sorte; li punirò per la loro condotta e li ripagherò secondo le loro azioni. Mangeranno, ma non si sazieranno, si prostituiranno, ma non aumenteranno, perché hanno abbandonato il Signore per darsi alla prostituzione (Os 4.1-11).

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge (Ez 34,1-8.

Quanto Gesù dice di se stesso riguardo alle pecore: Lui è la porta attraverso cui uscire ed entrare per trovare pascolo, vale per tutti i pastori in Lui e con Lui. Se il pastore in Lui e per Lui si fa porta autonoma, indipendente dalla porta che è Cristo, rimane lui per primo senza vero pascolo e fa sempre rimanere senza tutte le pecore a Lui affidate. Il pastore deve essere sempre porta nella porta di Cristo. Lui porta a Cristo, portando sempre se stesso a Cristo. Se Lui non porta se stesso a Cristo, fino a divenire con Lui una cosa sola, anche visibilmente, come Cristo e il Padre sono una cosa sola, nessuna pecora per Lui andrà a Cristo e rimarrà senza vero pascolo e neanche entrerà nei pascoli eterni. La regola di Gesù è perfetta. È pastore in Lui chi è porta in Lui.

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Cristo è vita del Padre nella sua vita per le pecore. Il Pastore in Cristo è vita di Cristo nella sua vita per le pecore. Se non è vita di Cristo, mai potrà essere vita per le pecore.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fate i pastori vita di Cristo.

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