Commento alle letture del 21 Aprile 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 21  Aprile 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA

At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69

La Parola di Gesù Signore è dura, a giudizio dei Giudei, perché essa chiede loro una radicale conversione: dall’Antica Alleanza devono passare nella Nuova, da Mosè a Gesù Signore, dalla Legge al Vangelo, dal sacrificio di comunione attraverso la carne degli animali al sacrificio di comunione con la carne e il sangue di Cristo Signore. Questo passaggio dalla vecchia religione alla nuova è mirabilmente illuminato dalla Lettera agli Ebrei. La tentazione di ritornare all’Antica Alleanza era sempre latente.

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La Legge infatti, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici – sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno – coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre. Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto: Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: io porrò le mie leggi nei loro cuori e le imprimerò nella loro mente, dice: e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato (Eb 10,1-18).

I Giudei non accolgono la Parola sul pane della vita e anche molti discepoli lo abbandonano. Gesù non può rinunziare al dono di se stesso nell’Eucaristia. Avrebbe discepoli incapaci di vivere il Vangelo. Poiché il fine di tutto è l’obbedienza al Vangelo e senza Eucaristia è impossibile vivere la Parola, Lui chiede anche agli Apostoli di manifestargli la loro scelta. Cosa decidono: restare accogliendo il mistero del pane della vita oppure andarsene? Pietro sceglie di restare e dona le ragioni della sua scelta. La fede nell’Eucaristia non nasce dalla comprensione del mistero che è oltre ogni mente creata. Essa nasce dalla Parola di Gesù. Se Gesù lo ha detto, è verità.

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Pietro oggi dona al mondo intero la sola regola sulla quale si fonda la fede: sulla Parola. Spetta però a chi dice la Parola, mostrare che Lui è degno di fede. Mosè attesta che la sua Parola è degna di fede. I profeti fanno altrettanto. Gesù fa questo con modalità mai esistite prima. Anche gli Apostoli e ogni discepolo di Gesù è obbligato a rendere la sua persona credibile. La fede ha bisogno della persona, perché essa è sempre accoglienza della Parola. La Parola è di Dio. È di Cristo. È del discepolo.

Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci degni di fede sempre.

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