Commento alle letture del 19 Dicembre 2018 – Mons. Costantino Di Bruno

Il commento alle letture del 19 Dicembre 2018 a cura di  Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).

E tutti e due erano avanti negli anni

Gdc 13,2-7.24-25a; Sal 70,3-6.16-17; Lc 1,5-25.

È sufficiente la perfetta conoscenza della storia della salvezza per accogliere in purezza di fede la Parola che oggi rivolge a noi il Signore? Leggendo la storia dell’Esodo, così come essa è narrata dai Libri dell’Esodo, dei Numeri, del Levitico e del Deuteronomio, sempre dinanzi ad un evento nuovo, una difficoltà nuova, la fede di ieri, fondata sull’esperienza dell’Onnipotenza di Dio, non bastava più. Iniziavano lamentele, mormorazioni, dichiarazione di voler ritornare in Egitto, grida ostili contro Dio e contro Mosè. Se la storia non è sufficiente, su cosa si deve fondare la fede perché vi sia una risposta immediata al Signore che parla, si manifesta, invita, orienta, guida, opera? La risposta non può essere che una: sulla potenza dello Spirito Santo che abita in noi e nel quale si cresce, ravvivandone giorno dopo giorno luce, verità, sapienza, intelletto, conoscenza, giustizia, fortezza. Senza una crescita costante e ininterrotta nello Spirito Santo, la storia nuova può trasformarsi in morte della nostra fede. Zaccaria è uomo giusto e irreprensibile nella Legge e nei Comandamenti del Signore. L’Angelo gli annunzia il grande mistero della nascita di Giovanni, il precursore del Cristo di Dio, e la sua fede si inceppa. Non crede nelle parole ascoltate. Vede se stesso e non Dio. Pensa alla sterilità della moglie piuttosto che all’onnipotenza del suo Signore. Manca in lui tutta la forza, la saggezza, il consiglio, la scienza dello Spirito Santo, il solo che mette in perfetta comunione i pensieri dell’uomo con la volontà del Signore.

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio.

Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

Oggi vi è totale scollamento del cristiano dalla Parola di Cristo Gesù, dal suo Vangelo. La separazione dal Vangelo attesta e rivela un allontanamento dallo Spirito Santo. È lo Spirito di Dio la comunione vera, perfetta, santa, divina, eterna, immortale tra il cristiano e la Parola. Il cristiano si allontana dallo Spirito, necessariamente si allontanerà dalla Parola. Come si avvicinerà nuovamente alla Parola? Crescendo in sapienza e grazia. Ma questo oggi è impossibile. I comandamenti neanche più si possono predicare e la morale neanche insegnare. Si deve lasciare l’uomo nella sua carne. Carne, Spirito Santo, Parola, mai potranno entrare in comunione. A causa di un’antropologia falsa e bugiarda, si condanna l’uomo alla falsità eterna.

Madre di Dio, Angeli, Santi, aiutate il cristiano perché cresca in grazia e in sapienza.

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