Commento al Vengelo del 17 Maggio 2021 – Monaci Benedettini Silvestrini

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Perché tanta solitudine?

Gli antichi romani, che non erano santi perché pagani, ma spesso sapevano essere saggi, dicevano che l’amico sincero lo si riconosce nel momento della prova. Professare amicizie e garantire fedeltà, quando tutto va per il verso giusto, è fin troppo facile. Gesù ci ha rivelato che la prova suprema della fedeltà, quando è animata da amore sincero, è la disponibilità piena a dare la vita per la persona amata. Proprio come ha fatto Lui. Gli apostoli credono di aver capito il messaggio del loro maestro, egli però deve ancora ribadire un concetto che è di difficile assimilazione e riguarda proprio la loro fedeltà nel momento della prova.

Sembra che il Signore voglia parlarci dei fervori facili e superficiali, che spesso ci convincono erroneamente di aver raggiunto una fede e una sicurezza incrollabili, che poi però vengono clamorosamente smentiti quando il prezzo da pagare ci sembra troppo alto. È la storia vera di tanti di noi che presumono e confidano nelle proprie forze anche quando sono chiamati a realizzare progetti divini. C’è per ognuno di noi un “ora” in cui siamo chiamati a testimoniare “a caro prezzo” la verità e troppo spesso siamo colti di sorpresa, perché non siamo in grado di portarne il peso. Dal primo peccato fino ad oggi, sono innumerevoli le vittime della presunzione.

Gli stessi apostoli lo sperimenteranno con delusione e sofferenza, Pietro ne sarà la vittima più illustre. Dinanzi alla tragedia della croce, si disperderanno tutti e lasceranno solo il Signore. Quante fughe, quanti tradimenti dopo quell’episodio: fughe da responsabilità e da impegni, fughe dopo solenni promesse di fedeltà, fughe da responsabilità e da testimonianze, tradimenti nei confronti delle persone amate, tradimenti di consacrati e di consacrate, di ministri e di pastori. La causa unica per tutti è sempre la stessa: lontani dalla linfa vitale della vite, tralci secchi, uomini e donne, carichi di pesi e lontani da Cristo, privatisi del dono dello Spirito.

Poi inevitabilmente stramazzano uno sull’altro sotto quei pesi e si creano, con le proprie mani, ciascuno una tomba: lì muore il cristiano, lì muore il sacerdote, lì lo sposo, lì la consorte, lì i figli: lì è il sepolcro dell’amore. A pensare che sono ancora pienamente valide tutte le promesse di Cristo: “Non vi lascio soli, vi manderò un nuovo Consolatore, abbiate fiducia: Io ho vinto il mondo”. Perché allora tanta solitudine e tanta presunzione? Dobbiamo riscoprire tutti insieme il dono della fedeltà appoggiandoci totalmente a Cristo.

Monaci Benedettini Silvestrini

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