Commento al Vangelo del 15 aprile 2018 – Monastero Matris Domini

Collocazione del brano

Questo brano segue immediatamente quello dei discepoli di Emmaus. Questi, dopo aver riconosciuto Gesù nello spezzare il pane, ritornano di corsa a Gerusalemme per raccontare agli apostoli l’accaduto. Qui vengono a sapere che Gesù è già apparso a Pietro. Segue dunque il racconto dell’apparizione di Gesù a tutti loro, il brano che leggiamo oggi.

In questo brano si insiste molto sulla corporeità di Gesù risorto, non è un fantasma. Un altro elemento, che si coglie anche nel brano dei discepoli di Emmaus, è la spiegazione delle Scritture e la loro importanza per comprendere pienamente la vicenda di Gesù, morto e risorto.

Lectio

In quel tempo, i due discepoli che erano ritornati da Emmaus 35narravano agli Undici e a quelli che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.

Questo brano inizia con il versetto finale dell’episodio dei discepoli di Emmaus. E’ un piccolo riassunto che ci ricorda quanto era accaduto. La cosa importante di questo racconto è che Gesù si era fatto riconoscere dai due di Emmaus nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Per dire il farsi presente di Gesù Luca non usa verbi di movimento, come “venire” o “entrare”, ma il verbo “stare” che non suppone alcun cambiamento di luogo. Il risorto non “viene” ma è già lì in mezzo ai suoi discepoli. Deve solo rendersi visibile. Egli li saluta con lo shalom ebraico, l’insieme di tutti i beni messianici annunziati dai profeti.

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37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?

Dei discepoli si sottolinea lo stupore impaurito e la perplessità. Per dire lo stupore e lo spavento si usano addirittura tre parole dal significato molto forte. Ptoeo : spavento che atterrisce. Emphobos : impaurito, intimorito, spaventato. Di fronte al Risorto i discepoli sembrano spaventati esattamente come le donne di fronte alla visione degli angeli (Luca 24,4). Lo spavento e la paura sono due annotazioni dell’evangelista stesso. Tarasso: il turbamento e l’agitazione sono un rimprovero che Gesù rivolge direttamente ai discepoli: “Perché siete turbati”. Gesù intende un turbamento profondo (il verbo tarasso significa l’animo agitato, sottosopra, quasi come un mare in tempesta) e non si tratta qui di un turbamento passeggero, ma fermo (il verbo infatti è al tempo perfetto), non un’agitazione di superficie ma profonda. Oltre che di agitazione e turbamento, il rimprovero di Gesù parla anche di dubbio e perplessità: dialoghismos. Questo verbo esprime molto bene l’atteggiamento di sconcerto di chi si trova inaspettatamente di fronte a un fatto o a una parola che suscita perplessità e dubbio e fa problema: una perplessità che invade tutta la persona (il vostro cuore) e che non soltanto sopravviene, ma sale come qualcosa che invade e aumenta sempre più.

La ragione di tanto spavento, agitazione e perplessità sta nel fatto che i discepoli “immaginavano di vedere uno spirito. Il vocabolo spirito (pneuma) qui usato dice genericamente qualcosa di fluttuante, inconsistente, come può essere un fantasma, o come può essere un’apparenza ingannevole che pare reale, ma che di fatto non lo è.

Theorein (vedere) è lo sguardo dello spettatore che assiste a uno spettacolo, lo osserva attentamente, anche a lungo ma non necessariamente interessato ad andare oltre ciò che appare sulla scena.

39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
I discepoli pensavano di vedere ma non vedevano. il loro sguardo si ferma all’apparenza. Il risorto li invita a guardare diversamente idete, non come si guarda uno spettacolo, ma una cosa materiale, che si può toccare Guardate e toccate. Sono proprio io, ma bisogna guardare le mani e i piedi.

40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Non si dice che i discepoli abbiano veramente toccato Gesù risorto. Il verbo toccare è detto solo una volta, ma poi Gesù stesso lo lascia cadere. Si insiste piuttosto sul guardare.

41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Per rendere visibile e credibile la sua identità e la sua realtà, Gesù moltiplica i segni: mostra le sue mani e i piedi, si fa vedere come una persona in carne e ossa, persino mangia davanti ai discepoli una porzione di pesce arrostito. Questa progressività nell’offrire segni convincenti rivela un’indubbia preoccupazione apologetica. In questa apparizione Gesù soltanto agisce e parla. I discepoli sono fermi e silenziosi. Di loro sono descritti però i sentimenti interiori: lo sconcerto e la paura, il turbamento e il dubbio, lo stupore e l’incredulità, la gioia. I sentimenti dominanti tradiscono la difficoltà a credere nella risurrezione. L’evangelista sa che non è facile credere nel risorto. Persino la gioia è presentata come un ostacolo alla fede (per la gioia non credevano ancora). Di fronte alla risurrezione l’uomo resta dubbioso e incredulo, sia perché si trova davanti a un fatto assolutamente insolito, sia perché si imbatte in una sorpresa troppo bella, desiderata ma ritenuta impossibile.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
Gesù ricorda ora quello che aveva detto ai suoi discepoli durante la sua vita terrena. L’espressione “quando ero ancora con voi” ci ricorda che ormai la sua presenza e la sua compagnia sono cambiate. Non sono cambiate però le sue parole. Il Signore risorto ricorda e spiega la parola del Gesù terreno. C’è stato un compimento. Pleroo indica un percorso che giunge alla conclusione, un’opera che è finita, un vuoto riempito. Il verbo è usato nella forma passiva. Non è l’uomo che ha portato a compimento, ma Dio.

Tutte le cose, ma Gesù si concentra su una cosa sola: il suo patire e il suo risorgere. E’ un evento in cui convergono tutte le strade che percorrono le Scritture (Mosè profeti e salmi). Senza la croce il cammino di Gesù sarebbe rimasto incompiuto, ma con esso anche le Scritture.

45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture
Senza l’azione di Gesù risorto non si comprendono le Scritture e senza l’intelligenza delle Scritture non si comprende chi Egli sia e il significato del cammino da lui percorso. L’intelligenza delle Scritture è un evento cristologico: Gesù è al tempo stesso l’oggetto di questa intelligenza e Colui che ne fa dono. Tutto questo è esplicitamente contenuto nel testo che stiamo leggendo. Ma il discorso può essere coerentemente allargato. Senza l’intelligenza delle Scritture la storia dell’uomo, e non solo la storia di Gesù, resta oscura.

La prima comunità di Gerusalemme persevera nell’istruzione degli apostoli, cioè nella spiegazione delle Scritture e delle parole di Gesù. Si tratta di un ascolto assiduo e sistematico della parola, per poi interpretare alla sua luce i fatti che accadono e operare di conseguenza.

46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Gesù include nella “divina necessità” anche la predicazione a tutte le genti. La predicazione fa parte dell’evento cristologico. Passione, risurrezione e missione costituiscono un solo evento, tutte e tre all’interno della medesima “divina necessità” e all’interno delle Scritture. Il compimento è la morte/risurrezione predicata. Solo Luca colloca la missione a tutte le genti così strettamente all’interno dell’evento salvifico.

Non si specifica chi siano i predicatori. Destinatari sono tutte le genti: l’universalità è inclusa nell’evento di Gesù e ne caratterizza la missione. Non c’è vera missione senza universalità.

Il contenuto della predicazione è la conversione e il perdono dei peccati. Metanoia è la conversione della mentalità. Perdono di Dio è più grande dei nostri peccati . Il perdono rigenera nuovi rapporti tra noi impone una direzione diversa alla nostra esistenza.

L’annuncio segue un protocollo preciso: prima è necessario far sentire agli uditori, ebrei e pagani, il bisogno di una salvezza. L’aggancio avveniva partendo dal desiderio di salvezza spirituale, assai diffuso nel mondo greco-romano e nello stesso ebraismo, due popoli delusi dall’astratta sapienza dei filosofi, da una religione ufficiale priva di slancio, e dagli ideali politici ormai in dissoluzione. Dopo aver messo in evidenza il bisogno di salvezza, i primi missionari presentavano subito la figura del Cristo, morto e risorto per noi, invitando alla conversione e proponendo un cambiamento del modo di vivere.

48Di questo voi siete testimoni.
C’è un cammino di salvezza in cui gli Undici sono direttamente coinvolti. Sono loro i testimoni che andranno a predicare in tutto il mondo ciò che è successo al Cristo. Sono loro che predicheranno la conversione e il perdono dei peccati cominciando da Gerusalemme, cioè dal luogo in cui si trovano ora. Però il mandato ha bisogno ancora di una cosa: la discesa dello Spirito Santo. Ecco perché nel v. 49 Gesù ordinerà ai suoi di non allontanarsi dalla città fino a che non sarebbero stati rivestiti di potenza dall’alto.

 

Meditatio

  • Mi capita di riconoscere Gesù nello spezzare del pane durante la Messa?

  • Riconosco nelle Scritture ciò che riguarda il Cristo?

  • Sono testimone del Signore risorto?

Preghiamo

(III domenica di Pasqua anno B)

O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa’ di noi i testimoni dell’umanità nuova, pacificata nel tuo amore. Per il nostro Signore…

A cura delle Monache dell’Ordine dei Predicatori (domenicane) del Monastero Matris Domini

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO
III DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 15 Aprile 2018 anche qui.

Lc 24, 35-48
Dal Vangelo secondo Luca

35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 08 – 14 Aprile 2018
  • Tempo di Pasqua II
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 2

Fonte: LaSacraBibbia.net

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