Commento al Vangelo del 4 Marzo 2020 – Servizio Pastorale Giovanile di Pompei – Lc 11, 29-32

Giona, e chi è? Giona è un uomo come tanti a cui Dio chiede di andare a predicare lì dove c’è bisogno, nel suo caso a Ninive. Giona, invece, come tanti di noi, fugge. Lui si rifugia in una nave in partenza da Tarsis, noi ci rifugiamo dentro le nostre convinzioni o nel mito della nostra perfezione.

Finché sulla nave di Giona, e sui nostri cuori, non si abbatte una tempesta così forte che rischia di far affondare tutto. È in queste occasioni che si rivela quello che abbiamo dentro. Giona ritrova il coraggio di riconoscere il suo errore e di prendersene le responsabilità: svela ai suoi compagni di viaggio che la colpa dell’ira divina è sua, poiché ha rifiutato di obbedire al Signore.

Ma quando ammettiamo le nostre colpe diventiamo poco graditi e siamo messi da parte, osteggiati. Così Giona viene gettato in mare e abbandonato al suo destino. Un grosso pesce inghiotte Giona, che a questo punto pensa seriamente di essere spacciato.

Ma può Dio abbandonarci alla conseguenza delle nostre scelte sbagliate? Rimane tre giorni e tre notti nel ventre del pesce pregando Dio, prima di uscire a rivedere la luce dopo le tenebre. Giona non è un antenato di Pinocchio, ma diventa un segno: un segno della morte e resurrezione di Gesù.

Un segno della Misericordia di Dio che, non ci abbandona nella tempesta e nelle tenebre dei nostri errori, ma ci guida alla luce. Dopo tutto questo, Giona andrà a Ninive per annunciare la grandezza dell’amore di Dio. E tu? Qual è la tua Ninive?


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