Commento al Vangelo del 29 settembre 2017 – Monastero di Bose

Oggi la chiesa fa memoria degli angeli del Signore, queste creature che nelle Scritture appaiono più volte come manifestazione della presenza e dell’agire di Dio che si fa vicino agli uomini attraverso la loro mediazione.

E in modo sintetico il brano di oggi annuncia qual è il senso e la funzione degli angeli nel piano di Dio: quello di testimoniare agli uomini la presenza di Dio, e in particolare la sua presenza nella persona del Figlio.

Figlio dell’uomo, titolo che nell’ambiente giudaico di allora indicava una persona divina, Parola di Dio fatta carne venuta a dimorare in mezzo agli uomini (cf. Gv 1,14), quest’uomo Gesù di Nazaret riceve la testimonianza delle creature celesti di essere colui nel quale il cielo e la terra ritrovano la comunione.

Egli è la scala sulla quale gli angeli salgono e scendono, egli è colui che rende possibile agli uomini la comunione con il Padre, egli è il Figlio dell’uomo nel quale è possibile vedere il volto e la gloria del Padre (cf. Gv 14,9-13). Questa è la buona notizia, l’evangelo, la parola di gioia che oggi ci viene consegnata e annunciata.

Come un angelo annunciò la gioia della visita del Signore a Maria e la sua maternità da Spirito santo (cf. Lc 1,26-38), come gli angeli annunciarono la gioia della nascita di Gesù (cf. Lc 2,9-14), come tante altre volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento gli angeli appaiono quali mediatori della volontà del Signore, così questa pagina dell’Evangelo secondo Giovanni ci annuncia la sintesi, lo scopo finale, di tutte le manifestazioni angeliche della Scrittura: rivelare in Gesù il Figlio, condurre la storia umana all’accoglienza e alla conoscenza in Gesù di Nazaret dell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (cf. Gv 1,29), lo Sposo atteso della comunità messianica le cui nozze sono celebrate nella pagina, seguente, del racconto delle nozze di Cana (cf. Gv 2,1-11).

Sì, tutta la storia dell’uomo era tesa all’evento dell’incarnazione, alla manifestazione e alla glorificazione del Figlio, e come Paolo dice che già la roccia da cui beveva Israele nel deserto era Cristo (cf. 1Cor 10,4), così anche tutti gli interventi del Signore mediante la presenza degli angeli nell’Antico Testamento sono una profezia e un orientare la storia umana verso l’unico evento redentivo che celebra la comunione fra il cielo e la terra: la persona e la vita di Gesù di Nazaret, Parola che narra l’identità del Padre (cf. Gv 1,18), Agnello nel quale il male del mondo è stato sconfitto, Porta del Regno (cf. Gv 10,9) mediante la quale i cieli sono stati aperti a tutta l’umanità.

Ma allo stesso tempo questa pagina dell’evangelo ci annuncia un’altra gioia, che è ad un tempo una chiamata alla responsabilità: il Signore non smette mai di farsi vicino a noi uomini, non toglie mai il suo sguardo amorevole da noi, e sempre cerca il modo, mediante le sue creature, di guidarci, di aiutarci, di parlarci (cf. Sal 81,9-17), ma noi sappiamo discernerlo? Ecco, la memoria oggi degli angeli del Signore ci aiuti a renderci più vigilanti, più attenti ai segni della presenza di questo Dio che non cerca e non desidera altro che la comunione e la salvezza di tutti gli uomini e di tutte le sue creature.

Suor Cecilia della comunità monastica di Bose

Leggi il brano del Vangelo

Gv 1, 47-51
Dal Vangelo secondo  Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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