Commento al Vangelo del 22 settembre 2017 – Monastero di Bose

Gesù aveva dichiarato: “È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città” (Lc 4,43). E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Perché Luca specifica ancora che Gesù aveva un ministero itinerante con i suoi discepoli? È come se facesse un riassunto della missione di Gesù per poter poi ampliare il discorso, vedremo come.

Ci possiamo chiedere: qual era la buona notizia del regno di Dio che Gesù predicava e che i discepoli ascoltavano?

In 4,14-21 Luca ci narra, in un modo solenne, l’inizio della missione di Gesù come predicatore, nella sinagoga di Nazaret, al ritorno dai quaranta giorni di lotta contro il male nel deserto. Egli, mosso dallo Spirito di Dio, proclama allora la parola del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio … a proclamare l’anno di grazia del Signore”. E aggiunge: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Gesù annuncia che è lui il Messia (colui che ha ricevuto l’unzione) che viene a compiere la Scrittura, la promessa di un anno giubilare, un anno di grazia in cui sarà Dio a regnare e a ristabilire la giustizia per tutti i disgraziati. Questa è la buona novella, questa è la predicazione di Gesù che lungo tutto il suo ministero annuncerà senza tregua. Ai discepoli che vivevano con lui espliciterà la sua comprensione dell’anno di grazia, dell’azione del Dio che regna nel credente, sviluppandola con le beatitudini: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”.

Il nostro breve testo si presenta dunque come un brano-cerniera che, da una parte, raccoglie l’esperienza di predicazione di Gesù nella sua sconvolgente attualità e, dall’altra, reca una notizia incredibile per il contesto dell’epoca: la comunità itinerante di Gesù era composta non solo di discepoli ma anche di discepole! Questa è una notizia assai rivoluzionaria. Gesù spalanca le porte del discepolato e poi dell’apostolato alle donne: “Tornate dal sepolcro, le donne annunciarono tutto questo agli undici e a tutti gli altri” (Lc 24,9). Ma l’evangelista, anche se coraggioso, resta discreto nello stile per non offendere le sensibilità. In 6,12-16 aveva presentato i discepoli elencando i loro nomi uno a uno senza giustificazioni. Qui scrive “alcune donne” e subito ne giustifica la presenza con la loro riconoscenza per essere state guarite o con il loro alto rango nella società (una è moglie dell’amministratore di Erode) o con il  servizio che svolgevano.

In questo modo, anche se discreto, Luca ci fa comprendere che uomini e donne sono associati al ministero di Gesù essendo prima di tutto dei seguaci che devono imparare da Gesù e dal suo modo di interpretare le Scritture per poi essere mandati nel mondo, ufficialmente per i dodici nel capitolo seguente, e quindi in seguito per tutti i discepoli e le discepole della storia.

Sorella Sylvie della comunità monastica di Bose

Leggi il brano del Vangelo

Lc 8, 1-3
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio.
C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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