Commento al Vangelo del 22 novembre 2017 – don Mauro Leonardi

La parabola che sembra avere come protagonisti dei servi assoggettati ad un padrone severo, capriccioso e vendicativo, trova la sua spiegazione nella breve fase finale: “Gesù camminava davanti a tutti salendo a Gerusalemme”. È lui il padrone di nobile stirpe che parte per avere il titolo di re. E quella che lui lascia è la grazia per la salvezza: la lascia a ciascuno perché ciascuno la possa ricevere secondo le proprie capacità. Ma quella grazia che è donata totalmente, è misericordia che deve dare frutto: perché chi non vuole farsi toccare dalla redenzione, chi si scandalizza per la croce e rifiuta l’amore di Cristo, rifiuta la salvezza. E allora tutto gli verrà tolto.

Poesia

Cammini davanti a tutti per andare a Gerusalemme.
È la città di Dio.
La città del Re.
Tutti si aspettano qualcosa di grande.
Qualcosa di regale.
Cammini davanti a tutti.
Hai appena finito di parlare.
Di quello che dai.
Di quello che prendi.
Capisco solo che sei re.
Un re che dà via le sue ricchezze.
Che le mette in mano ai servi.
Capisco solo che sei re.
Che mi hai messo in mano quello che hai.
E che rivorrai dalle mie mani.
Rivorrai quello che avrò. Quello che ho.
O ti darò tutta la vita.
Senza paura di perdere.
Senza paura e senza nascondere niente.
O ti darò la vita o la perderò.

Sei severo.
Ho in mano l’oro della tua vita.
Tornerai e vorrei darti la mia vita.
Ricca della tua.
Ricca della mia.
Ricca dell’oro che ho donato, che ho consegnato agli altri.
Non ho paura, è che vorrei darti 10 per 1.
E poi mi scordo che tu sei amore.
E l’amore ama.
Senza quantità.
Va bene se porto cinque.
Va bene se porto uno.
Va bene se mi faccio trovare e ti amo.
Tu sei l’amore.
E torni.
E io ti amo.
E devo solo farmi trovare con l’amore in mano.
Perché sto sempre a contare quanto mi hai dato?
E quanto hai dato agli altri?
Perché sto sempre a contare quanto tempo mi hai dato?
E quanto ne hai dato agli altri?
Perché?
Corro ad amare, questa è la risposta.

Il tuo amore da solo non basta.
Nessuno può amare da solo.
Neanche tu che sei re.
Neanche tu che sei di nobile famiglia.
Puoi amare da solo.
Neanche tu.
Puoi amare solo con quello che hai.
Anche tu devi donare per amare.
Anche tu devi dare tutto quello che hai.
Neanche tu puoi amare da solo.
Ci voglio io.
Non basti tu da solo..
Ci vuole che ci metto la vita anche io.
Tanta? Bene.
Poca? Bene.
Non importa quanto.
Tu sei l’oro.
Tu sei il re.
Tu sei la ricchezza.
Tu sei l’amore.
Ma servo anche io.
Serve il mio si.
Per amarmi.
Serve la mia moneta.
Per fare il tesoro.
Serve che mi trovi quando torni.
E avrò tutto.
Tutto quello che volevo.
Essere amata.
Amata da te.
Ricca di tutto.
Ricca di te.

È esigente amarti.
È un’attesa amarti.
È mani piene che si svuotano.
Non posso riempire neanche un fazzoletto del tuo amore.
Non vale nulla l’amore nascosto.
L’amore che non si vede.
L’amore che non dono.
L’amore che non consegno.
Si perde.
Mi perde.
Neanche un fazzoletto pieno.
Svuotata.
Svuotata e in attesa.
Torna amore mio.
Ti porterò l’amore che ho dato via.
Ti porterò l’amore che ho amato.
E tu porterai via me.
Con te.
Ti amo da morire.

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO

Lc 19, 11-28
Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

don Mauro offre la possibilità di lasciare intenzioni per la Messa della mattina sulla pagina Facebook del suo blog “Come Gesù” ogni giorno alle ore 19.

Questo commento/poesia del vangelo del giorno è fatto dalla prospettiva di una delle donne senza nome che seguivano Gesù (cfr Lc 8, 1-3). Il suo nome è Zippi (Zippora).

A cura di don Mauro Leonardi – Il suo blog è “Come Gesù

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