Commento al Vangelo del 19 gennaio 2018 – Monastero di Bose

imone soprannominato Pietro e Andrea: fratelli, pescatori. Mentre gettano le reti nel lago, Gesù prende l’iniziativa e li chiama a sé. Uno sguardo d’amore e il gioco è fatto. Ed essi rispondono subito, senza tentennamenti. Incerti e lenti a credere, saranno rinviati sempre a mettersi dietro a Gesù. Riceveranno un “privilegio” speciale: servire umilmente i fratelli.

Giacomo e Giovanni: seconda coppia di fratelli, anch’essi pescatori. Al richiamo di Gesù lasciano barche, padre e garzoni per seguirlo con la loro passione e il loro zelo. I “figli del tuono” dovranno abbandonare il loro sogno di gloria e la loro sete di vendetta per scoprire che in Gesù non ha più spazio l’ira, ma solo l’amore e la misericordia.

Filippo. Il suo discepolato inizia con una ferma dichiarazione: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazaret” (Gv  1,45). Ma non bastano i grandi proclami. Dovrà rinunciare alla fame di straordinario e immergersi nell’ordinaria prassi liberatrice di Gesù per vedere il vero volto del Padre.

Bartolomeo o Natanaele, figlio di Israele, uno senza falsità né doppiezza. Frequentatore assiduo delle Scritture, dovrà scardinare il proprio mondo fatto di certezze per riconoscere nell’umile uomo venuto da Nazaret il rabbì, il Figlio di Dio, il re di Israele.

Matteo o Levi, seduto al banco delle imposte, collaborazionista dei romani. Diventerà lo scriba-discepolo “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).

Tommaso detto Didimo, esuberante tra i discepoli di Gesù. Dirà loro: “Andiamo anche noi a morire con lui!” (Gv  11,16). E arriverà per lui il tempo dell’abbandono della comunità. L’irruzione del Risorto gli farà comprendere che solo all’interno di una comunità che resiste e spera contro ogni speranza è possibile affermare: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv  20,28).

E poi Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo, di cui immaginiamo l’indole ribelle.

E Giuda Iscariota, “nostro fratello. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza! Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore” (Primo Mazzolari).

Una lista di dodici nomi, dodici uomini che pieni di paura e angoscia di fronte alla prova non esiteranno a rinnegare e tradire il loro Signore. A questo elenco si possono aggiungere i nomi di alcune donne anch’esse discepole di Gesù: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome (cf. Mc 15,40-41): è la comunità voluta e amata da Gesù, il quale si fa servo di ciascuno di loro. L’annuncio della resurrezione partirà dalla testimonianza di queste donne e di questi uomini, fragili e peccatori.

Stare con il Signore, cibarsi della sua Parola, e annunciare il suo amore e la sua compassione: è questo l’iter della prima comunità nata dietro a Gesù. A questo siamo chiamati anche noi, invitati a risvegliarci dal torpore e dalla rassegnazione per divenire “minoranza creativa” e profetica capace di credere in un nuovo futuro, nella pratica quotidiana della conversione.

fratel Giandomenico della comunità monastica di Bose

Mc 3, 13-19
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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