Commento al Vangelo del 18 settembre 2018 – Monastero di Bose

Gesù cammina, e con lui, dietro a lui, camminano i discepoli e una grande folla. Un corteo “sinodale” di uomini e donne che fanno “cammino insieme” sta per entrare in una città. Da lì sta uscendo un altro corteo, funebre, formato da molta gente che attornia, accompagna, sta insieme a una donna sola: è vedova e ora le è morto l’unico figlio. La gente della città ora è con lei, ma quanto durerà questa solidarietà dei concittadini? Vedove e orfani erano – e, sovente e in molti luoghi, sono ancora – le categorie più indifese, assieme agli stranieri: l’aver perso il marito o il padre, l’aver lasciato la terra dei padri espone alla solitudine, alla precarietà, all’arbitrio di chi ritiene di non aver nessun dovere di assistenza. Per questo Dio stesso si prende cura di questi deboli (cf. Sal 146,9) e impone con la sua Legge (cf. Dt 24,7) il rispetto dei loro diritti, destinando a loro, ormai ai margini della società, almeno la marginalità dei raccolti (cf. Dt 24,19-21), briciole che cadono dalla tavola dell’abbondanza ma che sono sufficienti alla loro sopravvivenza.

Due gruppi numerosi di persone si incrociano: possiamo immaginare i normali discorsi intavolati per strada affievolirsi e tacere all’udire i lamenti funebri che si dilatano dalla porta della città. Tanta gente, tante voci e grida, ma Gesù “vede”, scorge solo la donna e il suo dolore. E solo a lei parla, con un unico invito che sgorga dalla compassione: “Non piangere!”. Poi, in mezzo alla folla e senza lasciarsene distrarre, Gesù discerne l’altra persona la cui debolezza umana ha superato il limite estremo: il ragazzo morto. È di nuovo a lui, a lui solo – “dico a te!” – che Gesù si rivolge con una parola di resurrezione: “Sorgi, àlzati!”. Il morto ascolta la parola e vi obbedisce: così essa, caduta a terra, torna verso chi l’ha generata dopo aver compiuto ciò per cui era stata pronunciata (cf. Is 55,10-11). Gesù allora riconsegna il figlio alla madre e le due debolezze si riabbracciano nella gioia della vita ritrovata.

Ora anche i due cortei, le due folle si ritrovano unite e “tutti” – discepoli e seguaci di Gesù e abitanti di Nain – sono presi da timore e glorificano Dio con esclamazioni che da un lato richiamano il legame tra Parola (il profeta è colui che parla a nome del Signore) e resurrezione (il verbo “sorgere” è lo stesso dell’invito di Gesù al ragazzo) e, dall’altro, riprendono la lode pronunciata da Zaccaria non appena riavuto il dono della parola di fronte alla nascita di Giovanni Battista, : “Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo!” (Lc 1,68).

Camminare insieme, in una comunità di fede o di appartenenza, e non perdere la capacità di discernere l’unicità di ogni povero; lasciare che sia la compassione a dettare parole e gesti; restituire l’amato alla persona amata: questo è il quotidiano far ripartire la vita di cui come discepoli del Signore siamo capaci e a cui siamo chiamati. Uno sguardo, una parola, una mano tesa ed ecco che – anche grazie al più piccolo dei discepoli di Gesù, grazie a ciascuno di noi che cerca di essere tale – è possibile che tutti esclamino “Dio ha visitato il suo popolo!”. Sì, perché laddove risplende la luce del vangelo, anche solo per un attimo, anche per una sola “opera buona”, là tutti renderanno “gloria al Padre vostro che è nei cieli” (cf. Mt 5,16).

fratel Guido della comunità monastica di Bose

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Lc 7, 11-17
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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