Commento al Vangelo del 18 aprile 2018 – Paolo Curtaz

Tutta la fame che portiamo nell’anima, tutto il bisogno di felicità che ci troviamo addosso, tutta la delusione che sperimentiamo nello scontrarci con i nostri limiti e con la durezza del mondo hanno una soluzione, un pane che nutre: la presenza di Cristo. Reale, possibile, intensa, discreta, quotidiana.

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Gesù si propone come un pane che sazia, come l’unico nutrimento dell’anima. Perché, allora, non accettare la sfida, non osare, non credere, non fidarsi di lui e delle sue parole? Parole che svelano il volto di un Dio misericordioso e paterno, che desidera la salvezza di ogni uomo, che lavora finché la salvezza di realizzi. Ancora troppi hanno in testa l’idea di un Dio da tenere a bada, un Dio scostante e imprevedibile da non far arrabbiare.

E troppi, anche fra i cristiani, pensano di convertire le persone minacciando catastrofi e apocalissi. Torniamo all’essenziale, come sa fare papa Francesco, torniamo a dire alle persone che incontriamo che Dio è pane che sazia e che solo in lui troviamo la pace, solo in lui troviamo misura e forma alla nostra vita, senso e pienezza del nostro vagare.

Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog

Gv 6, 35-40
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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