Commento al Vangelo del 11 maggio 2018 – Paolo Curtaz

Gesù colma il cuore dei suoi discepoli con la gioia che viene dalla sua resurrezione, dalla sua presenza eterna con i suoi amici, una presenza che non ha bisogno di molte parole, ma che vive della certezza dell’amore. Gesù rassicura i suoi amici prima dello scandalo della croce, che loro ancora non colgono, che neppure immaginano.

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Ma l’invito che Gesù fa ai suoi lo possiamo applicare ad ogni nostro percorso, ad ogni nostra tristezza: come la partoriente soffre (e tanto!) per le doglie del travaglio, così anche la nostra sofferenza altro non è che la doglia per dare alla luce un nuova condizione, per intraprendere una nuova strada.

Mentre viviamo i momenti di dolore, di abbandono, non immaginiamo certo che ci possa essere qualcosa che ci salvi, una gioia che possa farci dimenticare il dolore che viviamo, e invece, se siamo onesti, molte spesso, guardando indietro, ai momenti bui della nostra vita, ci rendiamo conto che il Signore, quando la vita ci chiude una porta, spalanca una finestra.

Non guardiamo più alle cose passate, il Signore fa nuove tutte le cose! Fidarci di lui, affidargli la nostra vita, specialmente nel momento di fatica e di incomprensione, ci genera ad una vita nuova.

Paolo Curtaz – qui il commento nel suo blog

Gv 16, 20-23
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

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