Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 9 Luglio 2021

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La Parola è acqua viva, che scorre, a volte calma come torrente a fine estate e a volte impetuosa si getta in flutti e rapide trasportando via rami e rimasugli delle passate stagioni. Il Vangelo è sconvolgente, quando tocca il cuore lo plasma e lo rinnova, senza lasciarlo imperterrito e anzi, a volte lasciandolo persino spaventato. E questo perché ogni vero cambiamento non lo accogliamo quasi mai con gioia, ma con paura. Gesù ci invita a un cambiamento radicale, ed è giusto che almeno inizialmente ne sentiamo tutta la vertigine. Quante volte pregando un brano della Scrittura ci siamo trovati a chiedere: “Padre, perché proprio a me? Perché proprio ora?”. Il Vangelo è una provocazione alle nostre finte sicurezze ed è sempre pronto a destabilizzare i nostri rassicuranti idoli.

Se queste sono le emozioni che smuovono il nostro animo quando ci avviciniamo al Vangelo, non dobbiamo sorprenderci della reazione di scherno, rabbia o risentimento di quelli a cui testimoniamo la nostra fede.

Gesù mette in guardia gli apostoli, e noi con loro, annunciando loro le prove che li aspettano nel predicare il Vangelo. Ma offre anche parole di consolazione, perché fortunatamente nel momento della prova non siamo soli: “infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Lasciamo che il Signore operi in noi affinché siamo capaci di dissetare chi incontriamo con l’acqua della sua Parola.

Per riflettere

Una provocazione: è sufficiente parlare di Gesù perché le persone credano? “No, non basta, bisogna vedere come se ne parla. Bisognerebbe controllare se il modo di parlare di Gesù muove la gente a toccarlo o se la fa fuggire a gambe levate. […] Che noia il vittimismo di tanti cristiani che, di fronte al fatto che le cose di Chiesa non impattano, se la prendono con il mondo. […] Quando oggi annunzio il Vangelo […] cerco di capire se quel che dico è fedele a Gesù, quello vero, […] e se è utile alle persone che vanno servite e non bacchettate”. (Fabio Rosini, L’arte di guarire)

Preghiera finale

Fare la pace, Signore, costruirla nell’amore instancabilmente;
fare la pace, o Cristo, e costruirla ancora e ancora quando si rompe.
Fare la pace ovunque e con tutti i nostri cari, la pace perdonando,
la pace rinunciando alla minima vendetta, al minimo rancore.
Fare la pace senza rumore, nell’ombra e nel silenzio,
con un’umile dolcezza che cerca di metterci d’accordo,
di creare armonia nelle opposizioni.
Fare la pace fuori, portandola dentro come dono dello Spirito,
frutto della carità che ci unisce a te, che ci unisce tra di noi.
Fare la pace, costruire la nuova umanità come Tu la vuoi,
superando tutte le divisioni per renderla una in Te. Amen.
(Padre Jean Galot)


AUTORE: Consiglio Diocesano di Azione Cattolica di Pisa, Beatrice Granaroli
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi