Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 7 Marzo 2022

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Il Vangelo di oggi ci offre una raffigurazione del giudizio finale: quel momento, ineludibile, in cui Cristo, il supremo giudice, dividerà i beati dai dannati.

Il giudizio sarà per tutti i popoli della terra. Noi battezzati, noi figli di Dio, verremo giudicati sul comandamento dell’amore che ci ha dato Cristo nostro Signore (amore verso Dio e verso il prossimo), coloro che non hanno conosciuto il Vangelo verranno giudicati su che cosa avranno fatto “vedendo” le sofferenze di coloro che avranno incontrato nella vita.

La Carità sarà il metro del giudizio per chiunque. Vivere nella Carità significa non mettere se stessi al primo posto, donare se stessi nel luogo in cui siamo nati, nelle condizioni e nelle vicende della nostra vita.

Dio ci chiederà conto di coloro che abbiamo “visto”, cioè di coloro con cui ci troviamo a condividere il tempo della nostra vita. La famiglia, il matrimonio, è il primario luogo del dono di sé. Dono di sé alla sposa o allo sposo, ai figli, e poi man mano alla cerchia più esterna degli amici e di tutti coloro che possiamo “vedere”, che incontriamo.

La Chiesa ci mostra la strada in vista del giudizio finale e ci indica mirabilmente le opere di misericordia che siamo chiamati a compiere.
Le opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.

Le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Le opere di misericordia che la tradizione della Chiesa Cattolica ci ha tramandato sono la guida pratica per giungere pronti al giudizio finale.

Per riflettere

Dalle opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati, non dipendono forse, secondo la solenne assicurazione di Cristo, nell’estremo giudizio la benedizione o la maledizione, il gaudio o il dolore per tutta l’eternità? Sì: alla gloria o alla infelicità eterna mena la trascuranza o l’atto della misericordia. (Pio XII)


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi