Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 30 Marzo 2020

Medita

Gesù ha passato la notte a pregare  nell’orto degli Ulivi  e a dialogare con il Padre. Al mattino si reca al tempio per incontrare, insegnare, guarire. Quella donna è stata trovata in flagrante adulterio; non ci sono dubbi,  deve essere condannata a morte come la Legge prescrive. Eppure gli scribi ed i farisei conducono la donna a Gesù per condannare sia Lui che lei. Intorno una folla che osserva quello che sta per accadere, tutti gli sguardi sono su di lei e su Gesù; il peccato è messo in mostra, è al centro della vicenda: questa donna rappresenta tutti noi, tutti siamo peccatori, tutti siamo adulteri verso Dio. Gesù non ha parole, si china a scrivere per terra, il suo sguardo non è sulla donna, non si lascia coinvolgere dalla provocazione, ma con calma prende tempo, mentre  tutti gli astanti, per un attimo senza respiro, stanno in attesa. È sconcertante l’atteggiamento di Gesù! Egli ci insegna che prima di giudicare e condannare dobbiamo prenderci un tempo per riflettere e ricordarci che Dio non condanna, ma ama: “Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua  a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe” (Salmo 102).
Ecco Gesù ci interroga: prima di uccidere l’altro con un giudizio, prima di lanciare il sasso guardiamo dentro di noi, la nostra coscienza, e combattiamo ciò che di sbagliato viviamo, proprio attraverso la nostra coscienza.  “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei!”—A questo punto lascia tutti interdetti: nessuno è senza peccato! Sembra una confessione pubblica; da prima il più anziano e poi uno dopo l’altro se ne vanno; tutti ammettono di essere peccatori e devono ritirare l’accusa. Adesso Gesù e la donna sono l’uno di fronte all’altra: Lui non condanna la donna, ma solo il peccato commesso… e poi la libera con quell’assoluzione: “Neanche io ti condanno, va’ e non peccare più!”. Il Signore la perdona a prescindere che  si sia pentita o no, la perdona perché la donna  si  penta e non pecchi più! Il perdono di Dio va oltre l’inimmaginabile!

Rifletti

In un attimo la morte, in un attimo la vita. Immedesimandomi nella donna, che in un attimo viene condannata a morte, mi sento perduto, sono già in agonia, morente, chissà quale disperazione, quali pensieri, sentimenti… e poi in un attimo la salvezza, la vita, il respiro riprende, il perdono, lo stupore e  una gioia indescrivibile, un cuore nuovo, l’amore per la vita, l’amore per Dio. Mai più, mai più, solo Dio è Amore!

Prega

“Relucti sunt duo misera et misericordia”.
Rimasero in due: la misera e la misericordia, il creatore e la creatura.
Desidero darvi, o buoni fedeli, qualche avvertimento sul valore della misericordia.
Che cosa è la misericordia? Non è altro se non caricarsi il cuore di un po’  di miseria  altrui.
La parola misericordia deriva il suo nome da dolore per il misero.
Tutt’e due le parole ci sono in quel termine: miseria e cuore.
Quando il tuo cuore è toccato, colpito dalla miseria altrui,
ecco allora quella è misericordia.
(Sant’Agostino, Discorso 358/A)

Fonte: Ascolta e Medita – Marzo 2020 curato da Domenico Coviello, Angela Castino – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi


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